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  • Immuni, l'App anti-coronavirus che fa già discutere: ecco come funziona e i due scenari possibili

    Immuni, l'App anti-coronavirus che fa già discutere: ecco come funziona e i due scenari possibili

    • Lorenzo Denaro
    Immuni è arrivata. L’App promessa dal governo per il contact tracing sul COVID-19 è finalmente disponibile per il download su Play Store e App Store. La partenza è stata buona, anche se non sono mancate le polemiche. L’App ha raggiunto nella serata di mercoledì un milione di download, piazzandosi in testa alle classifiche delle app più scaricate, ma non sono passati inosservati alcuni dettagli. Retrò, per usare un eufemismo, è sembrata la scelta dello sviluppatore, la milanese Bending Spoons, di inserire tra le icone del Setup iniziale l’immagine di una mamma che allatta il proprio figlio e quella di un papà al computer a richiamare l’idea di smart working. Più che giustificate le critiche, per l’ennesimo stereotipo di genere scelto come rappresentazione di normalità della famiglia italiana.

    Ma come funziona Immuni? L’App si basa sul sistema sviluppato da Apple e Google, parallelo a quello inizialmente proposto dalla commissione europea e poi scartato in seguito alle polemiche su una gestione potenzialmente pericolosa per la privacy dei cittadini. L’App non raccoglie dati personali di alcun tipo ma si basa su un sistema di scambio codici attraverso BLE (Bluetooth Low Energy). Due scenari: cosa succede se l’utente contrae il Covid-19 e cosa accade invece agli utenti che riceveranno una notifica di possibile contagio? Nel primo scenario il cittadino contagiato dovrà seguire il protocollo attualmente in vigore e il personale sanitario, appurato il contagio, chiederà all’utente di inserire un codice OTP per caricare i dati scambiati su un server. Nel secondo caso invece l’utente che riceve una notifica dall’App di probabile esposizione al contagio, non dovrà fare altro che isolarsi e chiamare gli operatori sanitari per richiedere il tampone.

    Quest’ultimo lo scenario che più preoccupa i cittadini. Sappiamo infatti che effettuare i due tamponi a distanza di 24 ore non è semplice. In alcune regioni mancano i tamponi, in altre i reagenti, in altre ancora i laboratori d’analisi, elementi che allungano enormemente i tempi di attesa del risultato. Questo crea uno scenario inquietante, perché l’unica soluzione in assenza del tampone è la quarantena. Il rischio è quindi di chiedere ai cittadini di isolarsi per diversi giorni, solo sul presupposto di un contagio possibile ma non certo.

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