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  • Inter-Juve, una classica d’onore e prestigio: nel derby d’Italia, il meglio deve sempre venire

    Inter-Juve, una classica d’onore e prestigio: nel derby d’Italia, il meglio deve sempre venire

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Se Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri, anziché questionare, ancorché amabilmente, per stabilire chi sia effettivamente secondo in classifica - l’Inter a 50 punti o la Juventus che sul campo ne vanta 53 ma è stata penalizzata di quindici -, avessero pensato a giocare un po’ meglio, forse il Napoli non avrebbe vinto lo scudetto con cinque mesi di anticipo.

    Invece, a dimostrazione che Spalletti ha fatto e sta facendo un altro campionato, perfino il Derby d’Italia (da definizione breriana) scolora a partita di contorno in una Serie A forse più interessata a quello di Roma.

    Inter-Juve è sempre una classica come la Milano-Sanremo, tuttavia difficilmente aiuterà a stilare verdetti definitivi in chiave Champions League. La differenza la fa la penalizzazione dei bianconeri che, laddove anche riuscissero nell’impossibile impresa di arrivare nei primi quattro, quasi certamente verrebbero puniti ulteriormente con un’altra sottrazione di punti (ci sono altri due processi sportivi. Tira un’aria pessima per la Juve, Allegri e i giocatori lo sanno, al pari di una dirigenza nuova e avvolta quasi totalmente nel silenzio.

    Naturalmente questa non è una buona ragione per mollare. Anzi, al contrario, mi sono convinto che la sindrome da accerchiamento stia diventando un vantaggio. Perciò la Juventus scenderà a San Siro con tre priorità. Primo, vincere per bissare il successo dell’andata e far vacillare le certezze interiste in vista delle semifinali di Coppa Italia. Secondo, non perdere una sfida feticcio per il rispetto dei propri tifosi. Terzo, dimostrare che l’obiettivo della Europa League è più che possibile se si riesce a giocare alla pari (o meglio) dell’Inter che è nei quarti di Champions League. 

    Certo, né per l’una, né per l’altra sarà un allenamento anche se è giusto riconoscere che le due squadre hanno tanti assenti (l’Inter mezza difesa, la Juve mezzo attacco), vengono entrambe da due passaggi nelle coppe europee (e, secondo me, l’Inter ha speso di più), hanno di fronte a sé, per ragioni diverse, un futuro societario nebuloso (la Juve) o comunque incerto (l’Inter).

    Scrivere, dunque, che il Derby d’Italia si gioca sull’onore o sul prestigio non è anacronistico o, peggio, retorico. Ma risponde ad un’esigenza forse sopita (non certo dai tifosi), che si riaccende ogni volta che si scende in campo. Questa sera è in palio la supremazia diretta tra due club che, fino al 2006, quando fu retrocessa a tavolino la Juventus, non erano mai stati in B. Sempre in seguito a Calciopoli, due scudetti furono revocati ai bianconeri e uno venne assegnato all’Inter. Troppo per non credere che le rivalità siano ancora aspre e un risultato pieno non venga celebrato come un trionfo.

    Eppure, conoscendo il pragmatismo dei due allenatori, sono convinto che sarebbero disposti a perdere volentieri questa sera, pur di passare il turno in Coppa Italia e guadagnare, a scapito dell’antagonista, una finale che pesa moltissimo. 

    Ovviamente il baratto non è contemplato e ognuno farà il meglio che può. L’Inter ha più sete di vendicare l’andata, la Juve ha più orgoglio. Prevedo una partita non bella e che finisce senza vincitori. Allegri, lo metto per iscritto, aspetta e riparte. Inzaghi riparte dopo aver aspettato. Stesso  sistema di gioco, stessi principi. Difficilmente sarà una partita bella, anche se potrebbe essere emozionante, nel senso di regalare qualche improvviso colpo di scena. In assoluto non mi aspetto una sfida all’ultimo sangue. Il meglio, con Inter-Juve, deve sempre arrivare. 

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