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  • Inter, Lazio e Napoli eliminate: in Champions si fa un altro sport

    Inter, Lazio e Napoli eliminate: in Champions si fa un altro sport

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    “Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa”. (Radiofreccia, 1998). Ci credevano in tanti, compreso il Direttorissimo Enrico Mentana, così convinto nel prepartita del Metropolitano da paragonare questa Inter al Milan di Sacchi e all’Ajax di Cruijff, trascurando che loro avevano sublimato la Grande Bellezza alzando la coppa che per l’Inter e per l’Italia resterà invece una chimera per il quattordicesimo anno consecutivo. Io credo che non esistano i modelli: spagnolo, tedesco, inglese, ognuno li gira a seconda di come va il mondo e la convenienza. E diffido di chi cavalca i trend, pro domo sua.

    Ok, la stagione scorsa non fu vera gloria (anche, non solo) per colpa di Lukaku, Taylor e della difesa di Italiano che avrebbe dovuto difendersi all’italiana per portare la finale di Conference almeno ai supplementari. Ma anche se fosse arrivato almeno un trofeo, non sarebbe bastato per certificare il ritorno dei nostri club al livello dei favolosi anni ’90. Perché le squadre e i movimenti nazionali si giudicano per la costanza e la continuità al top, non solo per una buona/grande stagione. Ci sono le categorie (ultracit.). La Champions è fuori categoria e ce ne siamo dolorosamente accorti in queste due settimane.

    Ci eravamo illusi di trovare “il peggior Bayern, il peggior Barcellona e il peggior Atletico” degli ultimi anni. In parte può essere anche così, ma il grande prato verde ci ha sbattuto in faccia la differenza tra palco e realtà: in Champions si gioca un altro sport. Per quanto il Barça viva una situazione finanziaria disastrosa, ha comunque la forza di crescere giovani che attraverso la tecnica e il talento acquisiscono così tanta personalità da dominare (Cubarsì) segnare (Fermìn Lopez) ed entusiasmare (Yamal) al loro primo ottavo di Champions in carriera. Perché l’ambiente resta più abituato di altri a vivere una partita così importante; perché il club, a partire dal presidente, crea le condizioni per affrontarlo al meglio senza creare inutili tensioni alla vigilia con UEFA, giornalisti e allenatori. E per quanto il Bayern confermi il suo appellativo di FC Hollywood, fuochi d’artificio in campo e fuori, ha travolto la Lazio, che non ha investito a sufficienza per migliorare il suo organico e preservare l’armonia tra allenatore e calciatori. E ancora: per quanto l’Atletico sia “Doctor Simeone” e “Mister Cholo” tra trasferta e casa, ha trovato comunque il modo di affrontare con coraggio i 210’ degli ottavi. Più dell’Inter, per la quale proprio da questi lidi una settimana fa invocavamo una prestazione migliore di un anno fa a Porto, al ritorno degli ottavi. Così non è stato e ora si può dire che andò diversamente solo per qualche centimetro in più: al 95’ Onana deviò sul palo il colpo di testa di Taremi e pochi secondi poco quello di Grujic finì sulla traversa.

    Appena i valori degli avversari si soni alzati un po’, in una sfida di andata e ritorno in cui emergono più che in una gara secca, si è visto. Non esistono modelli: la Premier ha perso Man.United e Newcastle al primo turno, la LIGA è dominata da settimane dal Real Madrid e il Girona precede Barça e Atleti. Esistono però le categorie e i Top Club: City, Real, Bayern, PSG e un po’ più sotto i blaugrana, i colchoneros e l’Arsenal. Altro livello rispetto a Porto, Eintracht, Tottenham e Benfica, che le nostre affrontarono prima dei derby di quarti e semifinali un anno fa. Il dominio dell’Inter in campionato aveva affascinato/ingannato molti, compreso chi scrive, spargendo ottimismo nei salotti e nei saloon. Ma il campo ha dimostrato che chi aveva sogni di gloria, stavolta, ha coinciso con chi era senza memoria (R. Gaetano, semicit.). E che nemmeno questo era l’anno buono per riscrivere la storia della Champions League, dove si continua a giocare un altro sport.

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