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  • Inter, messaggio alla Juve: se vince il Derby d'Italia sarà imprendibile. Solo Maradona meglio di Dimarco

    Inter, messaggio alla Juve: se vince il Derby d'Italia sarà imprendibile. Solo Maradona meglio di Dimarco

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    L’Inter va veloce e, nonostante un Frosinone che gioca meglio di tante presunte big, torna prima a più due sulla Juventus. Il bello è che non segnano né Lautaro, né Thuram (anche se si procura il rigore del 2-0, trasformato da Calhanoglu), ma, a sorpresa, e con un tiro funanbolico è Dimarco a indirizzare la partita. Praticamente da metacampo, l’esterno vede il portiere Turati un po’ fuori dai pali e tenta la conclusione balistica al fulmicotone. Solo Maradona sapeva far di meglio, ma la soluzione di Dimarco è una scossa che elettrizza San Siro e mortifica il Frosinone, fino a quel punto, compatto, dinamico e intraprendente.

    La squadra di Di Francesco per la prima mezz’ora e, forse, pure qualcosa di più, corre, pressa, risale, non ha paura di giocare, costruisce dal basso e anche questo significa qualcosa in una serie A sempre più asfittica e sparagnina.

    Certo, la prima occasione è di Lautaro (assist di Barella, dopo prorompente cambio di campo di Dimarco), ma Turati devia con un volo elastico. La risposta è immediata (Reinier, tiro deviato), segno che la personalità e il gioco non mancano alla squdra ciociara. Impressiona Soulé, sempre nel vivo della manovra d’attacco, tutto un altro calciatore rispetto a quello che, nella Juventus, giocava a spizzichi e bocconi. Di sicuro essere titolare gli ha dato più fiducia, tuttavia a sostenerlo c’è un’altra maturità e, forse, mentalità.

    L’Inter non va mai in difficoltà, anche perché Dimarco spinge come un’ala e permette ai nerazzurri di attacare con almeno quattro uomini. Eppure, dopo il vantaggio, che pure si colloca sul finale di primo tempo (43’), c’è una palla sporca, proprio per Soulè, sulla quale Sommer si salva in qualche modo.

    La fretta dell’Inter di chiudere subito la partita nella ripresa dovrebbe far comprendere alla rivale diretta (la Juventus), come si debba azzannare l’avversario quando è ancora con la testa negli spogliatoi. Così, dopo nemmeno tre minuti, Monterisi va in scivolata su Thuram toccandogli la gamba. Un po’ fiscale, ma è rigore che Calhanoglu trasforma con la consueta infallibilità.

    La partita si mette in discesa e da lì, in serie, è un crepitare di occasioni per Dumfries, Darmian e, alla fine, per Barella, Lautaro e Frattesi. Il che legittima risultato e primato. Il bello del Frosinone è che resta sempre in partita. Prima Cheddira centra il palo con un diagonale (assit di Soulè). Poi Marchizza conclude da lontano e Sommer, un po’ per i fotografi, vola a deviare.

    Anche per queste ragioni è stata una buona partita, l’Inter l’ha vinta per una prodezza (Dimarco) e un rigore (Calhanoglu), ma dire che ha faticato sarebbe esagerato. Certo, fosse finito 0-0 il primo tempo, magari sarebbe andata diversamente. Però ribadire che oggi, per organico e soluzioni, la squadra di Inzaghi è la più forte della serie A non è inutile.

    Alla ripresa del campionato, dopo la sosta delle Nazionali, ci sarà Juventus-Inter, seconda contro prima. Il risultato, qualunque esso sia, spiegherà chi può pensare di vincere lo scudetto e chi no. Giusto che Allegri e i tifosi bianconeri credano nell’esito imponderabile della partita secca. Altrettanto giusto che l’allenatore livornese riconosca la maggiore grandezza dell’Inter. La quale, se vince, va in fuga. E, parere personale, nessuno più la prenderà.

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