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  • Inter: qualità, dribbling e scelte di mercato, il piano B di Conte non esiste

    Inter: qualità, dribbling e scelte di mercato, il piano B di Conte non esiste

    • Emanuele Tramacere
    Almeno dopo il 4-2 dell'Inter sul Torino Antonio Conte era stato coerente con sé stesso: "Quando butti il cappello in aria può succedere di tutto. C’è sempre un filo conduttore, altrimenti di che parliamo? Io penso di aver vinto qualcosa in carriera non buttando il cappello all’aria". Questa volta no, nella rabbia post-eliminazione dalla Champions League e post pareggio scialbo, l'ennesimo, per 0-0 contro lo Shakthar Donetsk, non ha retto alla provocazione (o forse alla semplice analisi) di Fabio Capello, replicando che un piano B al suo stile di gioco ce l'ha, ma che non lo avrebbe svelato. Ha sbagliato Antonio Conte, perché non ha tirato dritto ancora una volta per la sua strada, che come lui stesso ha detto lo ha portato a vincere più volte in carriera, ma che non prevede in nessuna maniera un piano B e i numeri e le scelte lo dimostrano.

    LO SPARTITO - Lo spartito delle squadre di Antonio Conte è ben delineato. Prima di tutto parte e non si muove da un modulo che ormai ha fatto suo, il 3-5-2 con vertice basso o vertice alto dei 3 di centrocampo con ruolo di costruttore di gioco. Poi viaggia sul binario del pressing alto appena si perde palla al fine di riconquistarla il più velocemente possibile, aprendo il gioco verso gli esterni e arrivare in area tramite i cross dei suoi fluidificanti. E in fase di possesso? Poche, pochissime verticalizzazioni, e triangoli formati da punta-esterno-mezzala che devono portare gli ultimi due verso il fondo. Lo Shakhtar prima e il Borussia Monchengladbach poi, hanno evidenziato un dato, ovvero che basta chiudersi al limite dell'area di rigore, raddoppiare Lukaku e bloccare lo spazio alle spalle degli esterni per limitare la pericolosità dell'Inter. 
     
     

    COME SI PUO' CAMBIARE? - Come si può cambiare questo spartito? Quale può essere il piano B? In una squadra che ha dettami tattici così decisi e dettagliati, il piano B non può che passare dalle individualità, dalla tecnica, e dal gioco nello stretto. Dribbling e  passaggi filtranti che creino la superiorità numerica con giocate estemporanee o anche tiri da lontano e il tutto senza "buttare il cappello per aria". Per scelte tecniche in sede di mercato, tuttavia, questa tipologia di calciatore l'Inter, di fatto, non ce l'ha e i dati di questa Serie A e di questa Champions lo testimoniano. 

    NUMERI E STATISTICHE - L'Inter, infatti, non ha alcun giocatore non solo nella top 10, ma neanche nella top 20 e top 30 dei giocatori con dribbling riusciti. Il primo è Lukaku in posizione numero 44, mentre in top 30, in 28esima posizione c'è Lautaro nella classifica dei dribbling tentati. Per quanto riguarda la qualità e i rischi nei passaggi, l'Inter non fa meglio: nella classifica dei "passaggi chiave" il solo Nicolò Barella è in top 20 (17esimo) seguito da Perisic (23esimo), ma non titolarissimo. Cosa comporta questo? Che anche nella classifica delle Big Chance create l'Inter arranca ed è ancora soltanto Perisic ad essere in top 30 in 22esima posizione. Conte non ha voluto giocatori di qualità, quelli che aveva (Politano ad esempio) sono stati costretti alla cessione) e quelli che sono rimasti (come Eriksen) non sempre sono titolari. Il piano B, sostanzialmente, non esiste. E Conte lo sa bene.  

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