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  • Inter, Zanetti: 'Sono ancora il Capitano! Pantaloni di ricambio? Sempre con me, ho i muscoli grossi e no si sa mai...'

    Inter, Zanetti: 'Sono ancora il Capitano! Pantaloni di ricambio? Sempre con me, ho i muscoli grossi e no si sa mai...'

    Javier Zanetti, vicepresidente dell'Inter, parla a Verissimo, programma in onda su Canale 5 il sabato pomeriggio: "Parto da Buenos Aires, da bambino sognavo di diventare calciatore e non pensavo di arrivare presto in Italia e in una squadra come l'Inter. Per me è una famiglia, dal primo giorno in cui sono arrivato. Oltre al campo, una società che sotto il profilo umano ha un occhio di riguardo ed è anche per questo che sono ancora in questa società".

    L'ULTIMA STAGIONE - "Non è stato semplice, giocavo da tanto ma il giorno doveva arrivare. Nella mia ultima stagione ho sofferto per la rottura al tendine d'Achille e quando ho capito che era grave la mia mente era proiettata al tornare in campo per giocare almeno una partita a San Siro e così è stato. Quella notte è stata indimenticabile, volevo che non finisse mai. Ho dormito pochissimo, sapevo che sarebbe stata una grande emozione, c'era la mia famiglia e i miei bambini e tutto quell'affetto rimarrà per sempre nel cuore". 

    IL SOPRANNOME - "El Tractor ce l'ho da quando sono arrivato per il mio modo di giocare, Pupi per la fondazione, ma per tutti sono il Capitano. Insomma, nessuno mi chiama vice presidente (ride, ndr)".

    I PANTALONI DI RICAMBIO - "Sempre a portata di mano? Sì, ho i muscoli grossi e non si sa mai, bisogna trovare sempre un piano B".

    L'ARGENTINA - "Quando sono arrivato in Italia e diventato un grande calciatore una delle vittorie più importanti è stato dire ai miei genitori di smettere di lavorare e di godersi la vita insieme a me. Il mio secondo nome e Adelmar: da piccolo ho rischiato di morire, mia madre mi ha dato il nome del medico che mi ha salvato". 

    LITE CON HODGSON - "Soprattutto all'inizio ho avuto un litigio con un allenatore (Hodgson, ndr) perché mi ha tolto in una finale dove stavo giocando bene, ma non avevo capito che il cambio era perché poi c'erano i rigori. Ora ci abbracciamo, lì avevo sbagliato io". 

    SUL FUTURO - "Mettere la giacca e la cravatta è stato difficile. E' una nuova vita, una nuova tappa cn cui mi volevo confrontare. Tutti pensavano che sarei stato legato solo alla parte sportiva, ma ho una visione sportivo. Giro nel mondo per cercare di aumentare il brand dell'Inter e trasmettere i miei valori. Ho iniziato a studiare alla Bocconi perché dovevo essere preparato. Sedermi all'Università con altri ragazzini era stano, ma dopo foto e autografi si doveva studiare. Spero di lasciare la mia impronta anche da dirigente. Se è piaciuto Steven Zhang? Dovrò scriverlo in cinese o in inglese, ma è uno che ci tiene. Non ho mai sentito l'esigenza di dover fare l'allenatore, il mio profilo è più da dirigente che da allenatore".

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