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  • Intermania: Lautaro come Skriniar, ma il vero 'mercenario' è un altro...

    Intermania: Lautaro come Skriniar, ma il vero 'mercenario' è un altro...

    • Cristian Giudici
    "C'è stata una scintilla, ma dobbiamo diventare dinamite". Antonio Conte battezzò così il suo esordio ufficiale sulla panchina dell'Inter. Tre anni e mezzo dopo i nerazzurri non sono riusciti a realizzare questo auspicio. La Supecoppa vinta in Arabia contro il Milan si è rivelata un fuoco di paglia, subito spento dall'Empoli. Sempre sconfitto dall'Inter a San Siro, tranne che in due occasioni. 

    DUE TOMMY - La prima risale a gennaio 2004, quando Tavano scherzò Brechet (beccato dal pubblico come Bellanova) e servì la palla della vittoria a Rocchi. Tommaso, lo stesso nome di Baldanzi, il match-winner di ieri sera che a quei tempi non aveva ancora compiuto il suo primo anno di vita. Anche allora era l'ultima giornata di campionato nel girone d'andata e i nerazzurri rimasero in dieci uomini, per l'espulsione di Emre. Stavolta il cartellino rosso è toccato a Skriniar, fatto passare in un batter d'occhio da "innamorato dell'Inter" a mercenario. 

    CAPITANO - La fascia è passata sul braccio di Lautaro. Chi crede che, se si trovasse nella medesima situazione contrattuale del difensore slovacco, l'attaccante argentino non prenderebbe la sua stessa decisione, è un ingenuo romantico. Nel calcio moderno non esistono più le bandiere e i calciatori sono professionisti che lavorano per chi li paga fino all'ultimo giorno di contratto, come ha fatto Perisic. Al giorno d'oggi non c'è un solo giocatore al mondo che accetterebbe di restare in una società in ridimensionamento come l'Inter prendendo meno soldi invece di andare a guadagnare di più in un club ricchissimo e molto ambizioso come il PSG. Piaccia o non piaccia, questa è la dura realtà. 

    PIANI ALTI - Lo stesso discorso vale per dirigenza e proprietà, a partire da Steven Zhang. Ormai abituato a mettere la faccia soltanto quando c'è un trofeo da festeggiare, il presidente nerazzurro ripete di non voler mollare l'Inter per una questione di sentimenti... C'è qualcuno che gli crede davvero oppure il vero obiettivo dei cinesi di Suning è, se non di guadagnarci come il loro predecessore Thohir, almeno di rientrare dagli investimenti effettuati provando a vendere il club a un prezzo fuori mercato? Non c'è nemmeno bisogno di una riposta. Moratti e Zanetti sono più unici che rari. 

     

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