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  • Inzaghi solo contro tutti. Anche contro l'Inter

    Inzaghi solo contro tutti. Anche contro l'Inter

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Ora che ha portato l’Inter fra le prime 4 squadre d’Europa, ci vorrà un bel coraggio per esonerarlo davvero. Eppure c’è chi è sicuro che sia già tutto scritto. Anche se un po’ meno perfetto, Inzaghi resta il capro espiatorio per giustificare il pessimo campionato dell’Inter (pessimo: perché 11 sconfitte non meritano aggettivo più dolce), che quando vince è perché è forte e quando perde è colpa solo di chi la allena.

    Certo, Inzaghi si è imburrato la teglia perdendo punti e partite che l’Inter mai dovrebbe perdere (con la Sampdoria, con l’Empoli, due volte col Monza, a Salerno, a Spezia) ma fatti i conti, in classifica ha solo 2 punti meno del Milan, che ha lo scudetto sul petto. Eppure Pioli è protetto dall’affetto e la stima del suo club, Inzaghi esposto ogni volta a giocare controvento. Gli ultimatum si inseguono. Il primo addirittura a ottobre, prima del Barcellona. E poi a Oporto e a Lisbona e anche prima del ritorno col Benfica. Ha sempre vinto, ha scavalcato il pericolo, ma resta indiziato all’esonero. Metti che domenica l’Inter non vinca a Empoli e riparte il ritornello, anche se ormai dev’essere chiaro a tutti che sarà lui a sfidare Pioli per un posto al galà di Istanbul.

    Domande non retoriche: Dumfries è più forte di Hakimi? Dimarco è meglio di Perisic? L’attuale Lukaku vale quello di due anni fa? In sostanza, l’Inter di oggi è più forte di quella che ha vinto lo scudetto? Eppure Inzaghi è arrivato in semifinale di Champions, mentre Antonio Conte, che ancora in molti rimpiangono, è uscito due volte ai gironi (la seconda addirittura da ultimo, via maestra per vincere lo scodetto). Lo stesso Conte che nell’estate del 2021 si alzò dal tavolo e se ne andò dall’Inter sbattendo la porta, dicendo che il club non era più all’altezza delle sue ambizioni, sue di Conte. C’era da chiedergli i danni per la rottura del contratto e invece l’Inter gli pagò la buonuscita di 7,5 milioni netti, roba da matti.

    Era ancora autunno quando già sottolineavamo gli errori di Inzaghi, quelli che non serve passare da Coverciano per vedere: i cambi, il modulo unico, l’atteggiamento tattico che non aiuta Lukaku. Ma degli errori dei giocatori, quand’è che vogliamo parlare? Di Bastoni che si fa saltare sul naso da Bonaventura, di Onana che non s’accorge della stella filante che a Salerno scende dalla luna, di Lukaku che sbaglia gol impossibili da sbagliare, tipo quello alla Fiorentina o ancora a Salerno? E questo solo per parlare delle ultime partite.

    Tutti possono commettere errori, anche i calciatori davanti alla porta, anche Marotta quando compra Gosens infortunato e lo paga quasi 30 milioni, per non dire di Correa, ché tanto anche il Tucu finisce in carico tra le colpe di Inzaghi. La curva Nord non gli dedica un coro da 2 mesi e nel frattempo ha emesso anche 2 comunicati di censura social. Inzaghi è solo, lui col suo staff e la sua famiglia e infatti dopo Oporto fu chiaro: «Parlerò quando sarà il momento, lo devo a chi mi vuole bene». Guai a non esserci, quel giorno.

    La Supercoppa già vinta, 2 semifinali da giocare, eppure tutto è stato a lungo legato al quarto posto in campionato, che non è “traguardo sportivo” ma “necessità finanziaria”, soprattutto all’Inter, che non fa mercato da 2 anni. Ora probabilmente non gli basterà nemmeno la qualificazione Champions. Lui ha un contratto e non se ne andrà. Se non lo vogliono più, devono avere la forza e il coraggio di mandarlo via. E di sicuro con un altro allenatore e qualche giocatore a parametro zero l’Inter vincerà lo scudetto. O no?
    @GianniVisnadi
     

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