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    Italia a Euro 2024, la missione compiuta da Spalletti: è il Re Mida del nostro calcio

    Italia a Euro 2024, la missione compiuta da Spalletti: è il Re Mida del nostro calcio

    • Simone Gervasio
    "Non era facile e non era scontato, come niente nel calcio in generale. Siamo partiti in apnea, molto, poi abbiamo iniziato a creare un telaio bello solido. C'è stato il calcioscommesse che ha turbato il gruppo due volte, abbiamo trovato grandi avversarie. Le difficoltà le abbiamo avute e superate, ora ci possiamo divertire". Impossibile non partire dalle parole del ct Spalletti per festeggiare il pass strappato a Leverkusen dall'Italia. I campioni d'Europa in carica saranno in Germania in estate a difendere il titolo conquistato nel 2021. E, a un certo punto, non era davvero per nulla scontato.

    LA NOMINA - Era settembre quando l'allenatore del Napoli campione d'Italia accettava la proposta del presidente della Figc, Gabriele Gravina, e prendeva l'eredità di Roberto Mancini. Un fulmine a ciel sereno che aveva sconquassato il calcio italiano. Gli azzurri erano spaesati, spalle al muro. Avevano iniziato un girone complicato, zoppicando. Poi è arrivato il tecnico di Certaldo e la musica è cominciata a cambiare. Sono arrivate tre vittorie, due pareggi e un ko nelle sei gare della sua gestione. Una media di 1,83 punti per partita, 32 i calciatori impiegati e ben tredici le reti fatte in sei match per una media di 2,17. Una squadra asfittica che faceva fatica a segnare, rivitalizzata dagli schemi e dalla freschezza di Spalletti.

    BEL GIOCO - L'Italia ha centrato l'obiettivo e ha anche giocato bene, a sprazzi. L'highlight resta il primo tempo di Wembley quando gli azzurri se la sono giocata alla pari con l'Inghilterra, andando a comandare in casa di una delle nazionali più forti al mondo in questo momento. Spalletti ha raccolto una squadra sfiduciata e l'ha rimessa in moto. Ha riacceso l'entusiasmo. Ha avuto l'ardore di cambiare ma anche di affidarsi agli uomini di Mancini. Ha puntato su Immobile e poi gli ha preferito attaccanti più freschi. Ha recuperato Kean e Zaniolo, puntato sui giovani come Udogie e Scalvini ma anche sui grandi vecchi come Acerbi e Jorginho. Il tutto mentre perdeva protagonisti per infortuni e circostanze extra campo. Ha scommesso nel match più duro su Buongiorno e ha avuto ragione. Da un po' di tempo a questa parte, d'altronde Spalletti ha sempre ragione.

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