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  • Jacobelli: Conte, Tavecchio e i moralisti che predicavano a Prandelli

    Jacobelli: Conte, Tavecchio e i moralisti che predicavano a Prandelli

    L'importante è predicare bene e non razzolare male. Prima di essere eletto, a proposito del nuovo ct, Carlo Tavecchio aveva sentenziato che la Figc non si sarebbe potuta permettere spese folli, in tempi di crisi economica, revisione della spesa e bla bla bla. Al punto da ventilare l'ipotesi di un allenatore  federale che, soprattutto, costasse poco. "La scuola tecnica di Coverciano è la migliore del mondo o no?", si era chiesto il non ancora capo del calcio italiano. Eletto presidente, Tavecchio ha repentinamente cambiato idea.

    Alla forsennata ricerca di un parafulmine che distogliesse l'attenzione dalle sue frasi razziste e dal deferimento che non arriva mai, il successore di Abete ha smentito se stesso, ingaggiando Antonio Conte e assicurandogli, grazie allo sponsor, uno fra i più ricchi contratti mai riservati a un commissario tecnico. In Italia e fuori.

    Marco Bellinazzo, brillante e molto bene informata firma del Sole-24 Ore sui rapporti fra calcio e denaro, ha riepilogato i termini dell'accordo: Conte ha firmato sino al 31 luglio 2016. Ricoprirà il ruolo di ct  e nell’ambito del “progetto di formazione dei nuovi calciatori azzurri attraverso i centri di formazione federale“, sarà anche il “coordinatore delle squadre giovanili, posizione già ricoperta da Arrigo Sacchi“.
    La Figc ha precisato che il contratto prevede un “compenso allineato ai costi della precedente gestione” e con tre bonus: due semplici da raggiungere ancorati alla qualificazione a Euro 2016 e al miglioramento del ranking Fifa di almeno 5 posizioni (attualmente l’Italia è quattordicesima) e un terzo più difficile legato alla partecipazione alla finale di Euro 2016.

    Annota Bellinazzo: "Sappiamo tuttavia che Conte percepiva alla Juventus 3,5 milioni netti a stagione (pari a un lordo di circa 6 milioni), mentre l’ex ct Cesare Prandelli aveva un contratto di 1,7 milioni netti (3,2 lordi). La trattativa Tavecchio-Conte avrebbe portato a un accordo complessivo che prevede un compenso minimo, inclusi i bonus facili, analogo a quello percepito alla Juventus di 3,5 milioni. La Figc pagherà una cifra vicina al tetto massimo che si è imposta (1,6/1,7 milioni, vale a dire di quasi 3,5 milioni lordi), mentre la somma restante di poco meno di 2 milioni netti all’anno sarà coperta dagli sponsor, con Puma in prima fila (per assicurare i quali occorrerà una spesa pari al doppio). Per il biennio 2014-16 si tratta perciò di un esborso totale da parte di Figc e sponsor di circa 14 milioni. Una cifra in qualche modo dettata dal mercato e ragionevole sia nell’ottica del doppio incarico assunto da Conte, sia della “leva” commerciale che una Nazionale vincente può rappresentare per l’intero movimento calcistico del Paese. L’intervento degli sponsor per finanziare l’ingaggio del ct di una Nazionale non è una novità all’estero e deriva, in particolare per la Puma che ha un  contratto con la Nazionale fino al 2018, dalla necessità di salvaguardare gli investimenti compiuti e programmati. La Figc incassa, infatti, da sponsor e pubblicità circa 40 milioni all’anno, un terzo del budget totale costituito inoltre dal contributo Coni da 60 milioni e da altre entrate connesse ai diritti tv e al botteghino. La Federazione ha siglato, anche in vista dei recenti Mondiali, intese con Tim, Compass, Fiat (che sono i tre top sponsor), Uliveto, Dolce e Gabbana, Generali, Pai, Nutella, Alitalia e Garnier Fructis. Quasi tutte scadono a fine anno e l’operazione rilancio e il connubio con Conte si spiegano anche con la speranza di non perdere questi partner commerciali e di coinvolgerli semmai in nuove iniziative di marketing sfruttando il brand “Italia”.

    In sostanza, grazie allo sponsor, Conte ct guadagnerà lo stesso stipendio che percepiva alla Juve. Cioè il doppio di quanto intascava Prandelli sul cui capo, il battaglione di moralisti d'accatto in servizio permanente effettivo, prima del mondiale, all'atto del prolungamento del contratto sino al 2016 aveva rovesciato invettive e contumelie, accusandolo di essere in preda a una sorda cupidigia. Basta andare a rileggersi alcuni commenti di politici e scalzacani frustrati di vario genere per rinfrescarsi la memoria.

    La verità è semplice: per risollevare la Nazionale, c'è bisogno del tecnico che in Italia ha vinto di più negli ultimi tre anni, cioè Conte. Il quale ha il sacrosanto diritto di tutelare i propri interessi, anche perché ci mette la faccia e sa bene quali rischi corra, dovendo rifondare la squadra eliminata in Brasile. Il problema del contratto non  è suo, ma della Figc che, certamente, 'batte via nuove del marketing', come dice Tavecchio, ma non ci venga più a parlare di austerità, rigore, risparmio e altre facezie.

    A proposito: siccome lo sponsor è stato così munifico da consentire l'operazione Conte, già che c'è perché Tavecchio non richiede aiuto per abbassare le tasse sui settori giovanili, invecerecondamente stangati dalla Figc nell'estate 2013?

    Tavecchio proviene o non proviene dal meraviglioso mondo dei dilettanti, serbatoio del nostro calcio, dissanguato un anno fa dall'ondata di aumenti che ha scatenato la protesta della base? Tavecchio queste mazzate le conosce bene perché i comitati regionali sono diventati il terminale della rivolta di base: categoria piccoli amici (5-8 anni), tassa da 3 a 10,60 euro (+253%); pulcini ed esordienti (9-12 anni), da 9.50 a 19,31 euro (+103%); giovanissimi e allievi (13-15 anni) da 15,50 euro a 19,31 euro (+244,6%). 

    Coraggio, i bambini ci guardano.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com


     

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