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  • Juve: a Procura e FIGC non riesce Calciopoli Bis, ora nessuno è al sicuro nel campionato più falsato della storia

    Juve: a Procura e FIGC non riesce Calciopoli Bis, ora nessuno è al sicuro nel campionato più falsato della storia

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Sim–sala–bim. La Juventus, all’improvviso, torna terza in classifica nel campionato di Serie A con 59 punti, a – 2 dalla Lazio (seconda) e – 16 dalla capolista Napoli. Perché la sentenza sulle plusvalenze l’è tutta da rifare, cari i signori giudici della CAF, come in tanti – tra giuristi e avvocati – avevano pronosticato dopo averla letta.

    Una penalizzazione esagerata quel –15 e, come ha rilevato durante il dibattimento - in maniera financo sorprendente - lo stesso procuratore del CONI Taucer, “carente di motivazioni”. Tesi condivisa poi dal Collegio di Garanzia che ha rinviato la sentenza alla CAF affinché “rinnovi le sue valutazioni” e “fornisca adeguate motivazioni”. Seppur aggrappandosi ai bizantinismi, il Coni ha mandato a dire ai colleghi della FIGC che quella sentenza è stata scritta male (eufemismo) e che va riveduta e corretta. Quindi, cestinata.

    Uno smacco per la Federazione, che era riuscita persino a peggiorare la richiesta originaria di Chinè (9 punti) con una penalizzazione monstre, accolta con una ciclopica ola da Trieste ad Agrigento dall’intero popolo antijuventino. Un buffetto al “sentimento popolare” costato un bel ceffone da parte del Collegio di Garanzia, il quale si è domandato (come tanti) il perché di quei 15 punti. Troppi e immotivati. Soprattutto in assenza di una normativa di legge specifico sulle plusvalenze.

    E se 15 sono stati ritenuti troppi per la questione plusvalenze, giustificati dal procuratore federale Chinè col solo articolo 4 del codice di giustizia sportiva (la slealtà) e non il 31 (quello specifico per i reati amministrativi), è lecito supporre che non si potrà infierire coi punti di penalizzazione neanche per il filone stipendi/partnership, considerando che è stato utilizzato il medesimo articolo con la stessa motivazione: slealtà. Un concetto talmente generico da ritenerlo, prima Taucer e poi il Collegio di Garanzia, una motivazione troppo debole per colpire in quel modo la Juventus.

    Tutto da rifare, quindi. Una parziale sconfitta per la Procura Federale e l’intera FIGC, convinti com’erano di cucinarsi ancora una volta Madama inventandosi un altro arzigogolo giuridico, come già accadde per Calciopoli. Allora fu fatta la somma di tanti articoli 1 per arrivare a inchiodare la Juve con l’articolo 6 (frode sportiva), stavolta giocando sulla “slealtà”. Giochetto al momento non sta riuscendo.

    La decisione del Collegio di Garanzia ha comunque spiazzato Figc e Procura federale, e qualche sussulto in via Allegri deve averlo provocato se davvero Chiné ha davvero paventato l’ipotesi di dimissioni. Che sarebbero opportune, considerando il casino generato sulla Serie A, manipolata al punto che – Napoli a parte – da qui a fine campionato nessun club è più sicuro di mantenere la propria attuale posizione in classifica. È tutto appeso alle prossime decisioni della CAF, chiamata dal CONI a riscrivere la sentenza sulle plusvalenze “nei termini e nei limiti di cui in motivazione”, che sarà resa pubblica entro i prossimi 15 giorni.

    La chiave per capire se la Juventus, come squadra (perché per gli ex dirigenti non ci sarà rimodulazione di pena), scamperà o meno altre penalizzazioni sta tutta lì. Nel frattempo torna terza in classifica (seppur con asterisco) nel campionato più falsato della storia del calcio italiano.

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