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  • Juve, Allegri preistorico, guardate ora cosa sta facendo a Iling Junior

    Juve, Allegri preistorico, guardate ora cosa sta facendo a Iling Junior

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Peggior commiato non avrebbe potuto esserci per Andrea Agnelli, ovvero assistere ad una delle peggiori debacle della storia della Juventus nel suo ultimo giorno di reggenza. A Madama non accadeva da 30 anni di incassarne 5 in una sola partita, e questo la dice lunga sullo stato di salute attuale della squadra, che in tanti addetti ai lavori davano per guarita (sottoscritto compreso) dopo le ultime 8 vittorie consecutive antecedenti al tonfo di venerdì scorso.

    Una caduta fragorosa, col botto, come quelli che solo a Napoli riescono a confezionare e sparare. Talmente forte da restarne storditi. Un tonfo che chiude appunto in modo mesto il ciclo di Agnelli alla presidenza bianconera, ricco di vittorie ma anche zeppo di azzardi ed errori.

    Non ultimo quello di aver voluto a tutti costi rimettere in panchina Massimiliano Allegri, considerandolo l’unico in grado di riportare a vincere la Juventus dopo l’anno di transizione con Pirlo, altra scommessa sbagliata del Presidente. Non solo: secondo Andrea, Allegri sarebbe stato anche capace di valorizzare e rivalutare la rosa a disposizione, ritenuta di altissimo valore nonostante i magri risultati. E per “magri” si intendono gli unici due trofei (Coppa Italia & Supercoppa) vinti nella stagione di Pirlo. Chincaglieria certo, ma sempre meglio dello zero cosmico incassato lo scorso anno proprio dal Max . Con la possibilità di bissarlo pure al termine di quella in corso, considerando le premesse.

    La manita napoletana ha certificato che tra Napoli e Juventus, al momento, non c’è partita. E che i dubbi sulle capacità taumaturgiche di Allegri persistono. Il filotto delle 8 vittorie, spesso risicate anche contro squadre di medio-basso livello, è stato bugiardo: la squadra non è guarita, è la stessa dello scorso autunno, ovvero priva di idee e caratterialmente fragile. Pensavamo che l’allenatore avesse lavorato su gambe, testa e schemi e finalmente trovato una quadra. Non è così. Se non prendi gol per 8 partite e 5 tutti insieme significa che le volte precedenti la Dea bendata ha giocato dalla tua parte. Nessuna bravura, solo tanta fortuna.

    A Napoli è stata data alla Juventus e al suo allenatore preistorico una sonora lezione di gioco e di modernità. Spalletti avrà pure vinto meno di Allegri ma ha tutti i requisiti per vincere adesso, in campionato e forse pure in Champions. Mettendo in campo il coraggio e non quell’opportunismo tattico spesso sinonimo di paura, e spacciato invece per sagacia. È roba vecchia, ammuffita, un vuoto a perdere.

    Gli 8 successi consecutivi erano stati centrati anche col contributo della Next Gen bianconera, della quale però al Maradona non si è vista traccia nella formazione iniziale per la solita diffidenza dell’allenatore, convinto che partite del genere le possano giocare solo giocatori esperti. Che gliel’hanno fatta perdere lo stesso, e non perché sono diventati dei brocchi ma perché non puoi imporgli di giocare per forza come non sono capaci.

    Fare il terzino non è nelle code di gente come Chiesa e Kostic, ma nella Juventus allegriana difendere resta il primo comandamento. Cuadrado docet, lui che era esplosivo come pochi nell’uno contro uno quando faceva l’ala ed ora non riesce a scartare nemmeno un birillo. Allegri sta già inculcando la mentalità difensiva pure a Iling Jr, snaturandolo. A Napoli la squadra ha avuto la classica crisi di rigetto ed ha preso l’imbarcata.

    Come diceva quel detto: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Lo capirà il neo DG /AD Scanavino, lui che fino all’altroieri si è occupato solo di marketing e pubblicità?

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