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  • Juve, come finisce se l'intoccabile Nedved se la prende con Allegri

    Juve, come finisce se l'intoccabile Nedved se la prende con Allegri

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Relativamente facile prendersela con Allegri per spiegare la negativa stagione della Juventus, lo abbiamo fatto anche noi, più di una volta. Non è nemmeno difficile avere come obiettivo il presidente Andrea, il primo Agnelli impegnato full time nella gestione del club: sue tutte le scelte più importanti, da quelle degli allenatori presi e cacciati, a CR7, ad Allegri richiamato a Torino sul cavallo bianco.

    Negli anni, a Torino hanno pagato appunto allenatori, direttori generali, direttori sportivi, anche giocatori. L’unico collaboratore che dal primo giorno è con Agnelli è il suo vice Pavel Nedved, il più autorevole tra i tifosi bianconeri che per ultimo si è iscritto al gruppo di chi contesta Max Allegri. Per chi ama la Juventus, Nedved è diventato un intoccabile, uno di quelli che qualsiasi cosa faccia, non sbaglia mai.

    Già, ma cosa fa Nedved? Non risulta che scelga i giocatori, anche perché per anni ha trascorso a Miami quasi tutto il tempo che separava la fine di una stagione dall’inizio dell’altra. Non sceglie gli allenatori, perché Sarri l’aveva voluto Paratici e Pirlo fu un’idea dichiaratamente di Agnelli, ma ugualmente del dg oggi al Tottenham. Lui semmai li aveva entrambi confermati più volte in tv, Pirlo addirittura a fine marzo e poi a metà maggio, 10 giorni prima della Coppa Italia poi vinta e 2 settimane prima dell’esonero poi puntualmente arrivato. Non proprio parole “pesanti” le sue, evidentemente.

    Per i tifosi, il Pallone d’Oro Nedved è grosso modo un idolo: uno di loro, come gli cantano quando prima delle partite va sotto la curva a raccogliere il consenso. Uno che prende a calci i ledwall pubblicitari per la rabbia, contesta gli arbitri in tribuna per un rigore dato o non dato, se ne va dagli stadi a male parole, si insulta con Conte. Non lo discuteranno mai, perché gli idoli sono come le squadre, restano. Sono allenatori e giocatori che passano.

    Se il primo collaboratore del presidente si fa sorprendere a litigare con l’allenatore dopo una sconfitta, la colpa è di Allegri e delle sue scelte, così passa che la Juventus ha perso la finale di Coppa Italia perché ha messo Bonucci in campo troppo presto e non perché l’Inter è più forte, come peraltro dicono la classifica del campionato e i 4 scontri diretti in stagione.

    Negli ultimi 4 anni, dacché fu allontanato Marotta, la gestione tecnica della Juventus, tra campo e uffici è stata quasi da saloon, la squadra si è indebolita senza che nessuno se ne accorgesse. Ricordare come CR7 sia stato sostituito con Moise Kean («un attaccante da 25 gol», Pavel dixit) è l’esemplificazione del passo da gambero, una corsa all’indietro anziché la rincorsa a chi ti era passato davanti.

    Al di là del sottopancia che lo vuole consigliere di amministrazione (dal 2010) e vicepresidente (dal 2015) è questo il momento in cui Nedved deve essere utile al suo amico presidente, che ha già spiegato come Allegri guiderà la squadra anche nei prossimi anni. Fare qualcosa, rendersi prezioso. Minare la già scossa credibilità del tecnico è l’ultima cosa di cui ha bisogno la Juventus.
    @GianniVisnadi

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