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  • JUVEMANIA: spietati, ecco il perché

    JUVEMANIA: spietati, ecco il perché

    • Andrea Bosco
    "In guerra - sosteneva il generale Douglas McArthur - non c'è alcun possibile sostituto della vittoria". Vittoria: una parola nella storia della Juventus scritta, pronunciata, guadagnata numerose volte. Juventus campione d'Italia, per la quinta volta consecutiva, nell'era Andrea Agnelli. Sei anni di presidenza e cinque scudetti di fila. Come la mitica Juve del Quinquennio, negli anni Trenta, quella dei Monti, degli Orsi, dei Borel, del funambolo Cesarini. Cinque volte di fila come il Torino di Loik e Mazzola, sia pure con l'interruzione degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Come l'Inter? La contabilità federale ne assegna cinque di fila anche all'Inter. Ma la contabilità del campo dice che uno di quei cinque è di “cartone“. Assegnato a tavolino. La contabilità della Federazione consegna alla Juventus il 32esimo scudetto. Ma la contabilità del campo dice 34. Scudetto voluto. A lungo inseguito, quando l'impresa sembrava impossibile. E infine raggiunto, addirittura con tre giornate d'anticipo. Scudetto “gustato“ davanti alla televisione, in relax: la Roma vittoriosa sul Napoli consegna il trofeo alla rivale di sempre. Ma soprattutto continua la sua rincorsa al secondo posto. I punti di distacco dai partenopei, sono adesso solo due: per Napoli e Roma il campionato comincia adesso. Napoli che si era fatto preferire per quasi tutta la gara, per gioco e occasioni. Ma che come nel match con la Juventus - decidendo di controllare il gioco con l'obiettivo di pareggiare - ha pagato il guizzo finale di NainGgolan, così come aveva pagato quello di Zaza. Il secondo posto vale la Champions senza preliminari. Il campionato oltre alla zona salvezza, resterà interessante anche per la seconda piazza in classific .

    UN ALIENO CHIAMATO “GIGI“ - Juventus cinica, spietata, anche fortunata: questo dice la fotografia della stagione. Questo ha detto anche l'atto di Firenze: un gol valido, annullato alla Fiorentina per la valutazione (su un offside) di un assistente, per la solita questione di centimetri. La moviola in campo dalla prossima stagione – si auspica - possa sanare errori di questo tipo. Un rigore non assegnato, un secondo inventato, un Buffon ("non umano", ha detto post partita Morata) che para al 90esimo il penalty, una traversa: lo score della Fiorentina evidenzia che la Viola avrebbe meritato almeno il pareggio. Ma sul versante opposto un Pogba monumentale, un Khedira puntuale come un treno tedesco, un Mandzukic da leccarsi i baffi anche per la “tecnica" (come ha spiegato Allegri), un Morata ancora decisivo. Ma soprattutto una squadra capace di tornare in vantaggio, immediatamente, due minuti dopo aver subito il gol del pareggio. Altre cose: una ovvia, sul trentottenne Gigi Buffon, continuo, fisicamente straripante. E un Lemina, nel ruolo di Marchisio, valutato differentemente dai vari inviati al Franchi: personalmente a me è piaciuto. E reputo che i suoi margini di crescita siano ampi. La chiusura della pratica scudetto, consentirà ad Allegri di rinnovare il suo contratto (al pari di Barzagli) e contemporaneamente di dare spazio a quanti (Padoin, Hernanes, Sturaro, Zaza, Asamoah, forse Pereyra) hanno avuto nel corso dell'annata un minutaggio ridotto. Perché anche la stagione della Juventus non è finita: la Champions è certamente un rimpianto, ma la Coppa Italia è un trofeo da contendere al Milan.

    APPUNTI PER “LA SPESA“ - Cosa significa per la Juventus questo scudetto? Tante cose. Per esempio che la forza del gruppo è tale da poter smentire le statistiche facendo una impresa (24 vittorie nelle ultime 25) che va al di là dello stesso scudetto. Mai nessuna squadra partita ad handicap (4 sconfitte nelle prime gare stagionali) aveva  vinto lo scudetto, addirittura con ampio vantaggio di punti sulla seconda. Ma ha detto, questo ennesimo ennesimo trofeo che oltre 50 infortuni in stagione (la maggior parte di natura muscolare) sono troppi. E che qualche cosa nella preparazione andrà cambiata. Anche perché la quasi totalità della rosa sarà impegnata in varie manifestazioni, in Europa come in Sudamerica. Insomma da evitare l'umida canicola di Vinovo a luglio. Ma da evitare anche la suggestione che la difesa, benché la meno battuta del campionato, sia eterna. Rugani è stato una piacevole conferma. Ma Chiellini è ancora una volta ai box. Mentre Caceres a fine contratto (e a sua volta acciaccato) si accaserà altrove. Sarà – per Marotta - necessario sostituirli. Interventi simili dovranno essere fatti a centrocampo a causa dell'infortunio di Marchisio. E in attacco dove presumibilmente la Juventus non potrà opporsi al rientro di Morata e Cuadrado, rispettivamente a Madrid e a Londra. Tenendo conto che - per regolamento - dalla prossima stagione dovrà impiegare (come tutte le rivali) quattro giocatori di “formazione“. Un rattoppo allo “scandalo“ visto in Inter – Udinese con 22 giocatori stranieri contemporaneamente in campo. Questo scudetto, è anche un messaggio alla tifoseria, che male farebbe a considerarlo una normalità.

    NON SI VENDE POGBA - Al netto degli impedimenti iniziali, la striscia di vittorie e il record di Buffon, confermano invece l'eccezionalità della stagione. Il mercato che incombe impone alla Juventus di non vendere i migliori (da Bonucci ad Alex Sandro, da Pogba a Dybala, a Mandzukic, a Khedira). Perché solo tenendo i migliori ed integrandoli ogni anno con altri grandi campioni, la Juventus potrà ambire con forza a vincere la Champions. Pogba non va venduto: rinunciare a 100 e passa milioni è, per un amministratore, problematico. Ma considerato che Pogba ha 23 anni e che un fuoriclasse solitamente arriva alla maturità agonistica tra i 24 e i 28 anni, si capisce “cosa“ possa diventare Pogba in futuro. Con un allenatore da accontentare intervenendo sul mercato, il bello potrebbe venire dal futuro. La Juventus – ha ribadito Marotta - corre sempre per vincere: il secondo posto è una sconfitta.  Dopo il lungo abbraccio al Franchi tra Buffon e Bernadeschi, i tifosi juventini possono sognare e quelli viola cominciare a preoccuparsi. Ma probabilmente, in quell'abbraccio tra gente di Carrara, tra l'altro vicina di casa, c'era solo l'auspicio o la conferma che il Berna sarà tra i 23 che Conte selezionerà per gli Europei. Il più grande pericolo, per la Juve che verrà, sarà quello di dover sostenere il paragone con se stessa. Perché a meno di improbabili ribaltoni societario-finanziari- il gap (quanto a progetto sportivo e a fatturato ) con le concorrenti sembra destinato ad aumentare. E certamente hanno la loro parte di ragione quanti asseriscono che un campionato cannibalizzato dalla Juventus, sarebbe una jattura per il movimento. 

    UNA TIGRE IN UN POLLAIO - Ma questi “saggi“ dovrebbero anche avere la “saggezza“ di esaminare, il pregresso che ha portato la Juventus ad essere - come ha spiegato Del Piero che in parte  ha vissuto quella situazione - “una tigre lasciata libera in un pollaio“.  Madama con lineamenti del Bengala è la conseguenza di stagioni vissute con sofferenza. Stagioni nelle quali il diritto si confondeva con l'arbitrio, l'arroganza con la vigliaccheria, la disonestà nei comportamenti con una pelosa, rivendicata quanto improbabile trasparenza. Dagli all'untore: da qui nasce la tigre bianconera. Da chi ha vissuto abissi sportivi e giudiziari. Nasce da incompetenza e faciloneria. Da scelte sbagliate e da un “fuoco amico“  che mai nel corso della sua storia Madama aveva avuto. All'Inferno e ritorno. Chi c'è stato ed è sopravvissuto, difficilmente fa prigionieri. Sopravvivere all'inferno significa plasmarsi, indurirsi. Significa convivere con cicatrici diventate, anno dopo anno, bulimico stimolo. Cicatrici che non ti consentono di dimenticare, di archiviare. Chiudo con un pensiero di Montaigne: “Una vittoria non è tale se non mette fine alla guerra“.  Chissà se il presidente Tavecchio, ha tra le sue letture anche Juvemania. 

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