L'immortale Elisabetta II e i 70 anni di Regno: l'essenza di monarchia e Britannicità, i difetti delle democrazie
Grazie alla sua dote principale, l’equilibrio, è riuscita non solo a rappresentare il suo Paese nel mondo, ma anche ad essere il principale fattore d’appartenenza della società inglese. Non una regina, ma la regina della Britannicità, che ha unito generazioni e strati sociali, vecchi e giovani, ricchi e poveri, tanto da farne un’essenza della monarchia, in un’epoca in cui i re sembravano ampiamente superati dai Presidenti delle Repubbliche.
Merito, senz’altro, del sistema costituzionale britannico, dei limiti rigorosi, che hanno relegato il sovrano a un ruolo super partes. Rispettato al millimetro, quel ruolo ha incarnato, spesso, un elemento unificatore capace di trascendere le beghe della politica, le liti tra comari o tra nani e ballerini che così tanto e così a lungo hanno albergato nelle democrazie occidentali.
Bastava che Elisabetta lasciasse trapelare qualcosa, bastava un biasimo in uno sguardo o un interiezione interrogativa perché le leader o i leader di turno dessero una regolata a se stessi e ai propri partiti. Governo e opposizione sapevano che esisteva un limite in nome della propria storia e delle istituzioni. Questo nome è stato quello di Elisabetta Il.