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  • L'immortale Elisabetta II e i 70 anni di Regno: l'essenza di monarchia e Britannicità, i difetti delle democrazie

    L'immortale Elisabetta II e i 70 anni di Regno: l'essenza di monarchia e Britannicità, i difetti delle democrazie

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Cinquanta, no più di sessanta, ma che diciamo? Sono settanta gli anni del regno di Elisabetta II. Forse uno dei più longevi della storia umana. A un certo punto è sembrata immortale e per questo il rispetto s’e’ unito allo sgomento: nessuno se l’aspettava. 

    Grazie alla sua dote principale, l’equilibrio, è riuscita non solo a rappresentare il suo Paese nel mondo, ma anche ad essere il principale fattore d’appartenenza della società inglese. Non una regina, ma la regina della Britannicità, che ha unito generazioni e strati sociali, vecchi e giovani, ricchi e poveri, tanto da farne un’essenza della monarchia, in un’epoca in cui i re sembravano ampiamente superati dai Presidenti delle Repubbliche. 

    Merito, senz’altro, del sistema costituzionale britannico, dei limiti rigorosi, che hanno relegato il sovrano a un ruolo super partes. Rispettato al millimetro, quel ruolo ha incarnato, spesso, un elemento unificatore capace di trascendere le beghe della politica, le liti tra comari o tra nani e ballerini che così tanto e così a lungo hanno albergato nelle democrazie occidentali. 

    Bastava che Elisabetta lasciasse trapelare qualcosa, bastava un biasimo in uno sguardo o un interiezione interrogativa perché le leader o i leader di turno dessero una regolata a se stessi e ai propri partiti. Governo e opposizione sapevano che esisteva un limite in nome della propria storia e delle istituzioni. Questo nome è stato quello di Elisabetta Il.

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