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L'Inter soffre ancora ma vince (quasi) sempre: Conte, la stanchezza non esiste

L'Inter soffre ancora ma vince (quasi) sempre: Conte, la stanchezza non esiste

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
Doppio sorpasso. In campo al Verona, per più di un’ora in vantaggio, ma soprattutto in classifica alla Juventus. Con la speranza che il Milan faccia il miracolo di fermarla, per godersi più di una notte il primo posto ritrovato, da sola o in compagnia. L’Inter non poteva chiudere meglio il primo ciclo-verità di sette partite in venti giorni, proprio dopo la sconfitta con i bianconeri che il 6 ottobre scorso l’avevano battuta togliendole il primato. Il bilancio dice che la squadra di Conte ha vinto quattro volte su cinque in campionato, sempre con un gol di scarto contro Sassuolo, Brescia, Bologna e Verona appunto, ha pareggiato in casa contro il Parma, con un successo e una sconfitta contro il Borussia Dortmund, ma con la differenza reti a favore. Non male, soprattutto in campionato, anche se l’Inter nel bene e nel male ha sofferto sempre, dall’inizio con il 4-3 sul campo del Sassuolo alla fine con questo 2-1 in casa contro il Verona, che veniva da due successi consecutivi. Un’ultima dimostrazione di forza, in puro stile-Conte, anche se proprio il fatto che il meritatissimo successo maturi nel finale smentisce l’allenatore nerazzurro, perché non si vince così se si è stanchi e giocano sempre gli stessi. La verità è un’altra e riguarda la diversa intensità del campionato italiano rispetto alle coppe europee, come dimostrano i risultati delle altre squadre italiane, dalle difficoltà della Juventus alle ultime sconfitte nei recuperi di Lazio e Roma.

QUANTE OCCASIONI -  Conte lascia nuovamente a riposo Godin ed è una mezza bocciatura, visto che stavolta non deve essere risparmiato per la Champions. Con Skriniar al suo posto a destra, fermo restando De Vrij al centro con l’inserimento di Bastoni a sinistra, l’Inter però soffre ugualmente in difesa, anche perché mal protetta da centrocampisti più portati a impostare che a tamponare. E così, alla prima ripartenza pericolosa in velocità, il Verona passa in vantaggio. Nessuno chiude su Lazovic che smarca Zaccagni a sinistra, dove non ci sono né Lazaro nè Skriniar, bravo a presentarsi da solo davanti ad Handanovic che in uscita gli aggancia chiaramente un piede. E’ rigore netto, senza bisogno di verifiche televisive suggerite dal Var, trasformato con un tiro forte e centrale da Verre. Non sono ancora passati 20’ e l’Inter, quindi, ha tutto il tempo per pareggiare. Le occasioni per la verità non mancano perché i nerazzurri, finalmente con la loro vera maglia, sfiorano ripetutamente l’1-1, con Lukaku due volte, Brozovic, De Vrij, Biraghi e soprattutto Vecino, il cui diagonale dà l’illusione del gol perché la palla supera di pochi centimetri la linea bianca ma non del tutto, come prescrive il regolamento e come conferma subito l’orologio dell’arbitro Valeri.

ZERO TIRI UN GOL -  La morale, alla fine del primo tempo, ma anche del secondo, è una beffa per l’Inter perché il Verona va in vantaggio senza avere mai tirato almeno una volta nello specchio della porta di Handanovic. Ma se manca la precisione nei piedi o sulla testa dei giocatori di Conte, non si può dare la colpa a quelli di Juric che anzi hanno il grande merito di difendersi con ordine, cercando di ripartire in contropiede appena possibile. Semmai la colpa dell’Inter è quella di giocare soltanto al centro, sfruttando poco le fasce laterali, perché Biraghi a sinistra si vede poco, ma soprattutto Lazaro a destra non va mai al cross con l’aggravante di non chiudere mai su Lazovic. E allora è facile ripensare all’ultima sconfitta con il Borussia Dortmund, perché l’Inter difetta di velocità e fantasia, puntando soltanto sulla grinta e sui cross dalla trequarti, che non sorprendono i difensori avversari.

L’IMPORTANZA DELLE FASCE -  La ripresa è il naturale proseguimento del primo tempo, perché l’Inter prova a sfondare al centro, sfiorando nuovamente il pareggio con Lukaku. L’unica differenza è la maggiore volontà del Verona di cercare il contropiede che evidentemente spaventa Conte, bravo a rilanciare Candreva, stavolta a sinistra, al posto di Biraghi. L’idea è quella di sfruttare le fasce laterali ed è curioso il fatto che la svolta, però, arrivi dalla parte opposta. A dimostrazione dell’importanza di questa soluzione, Lazaro con il suo primo cross decente trova la testa di Vecino che in posizione da centravanti devia alla perfezione il pallone del meritatissimo 1-1.

ASSALTO FINALE -  A questo punto, spinta dal pubblico, l’Inter parte all’assalto del gol della vittoria, anche perché il Verona fatica a uscire dalla sua metà campo. Bastoni costringe Silvestri a una difficile deviazione, ma soprattutto è Lukaku a fallire una facile occasione, deviando debolmente di testa tra le braccia del portiere uscito fuori area. Sembra una partita stregata e allora Conte rilancia Esposito al posto dell’acciaccato Lautaro Martinez. Il gol del 2-1, però, arriva da un centrocampista ed è un gran gol perché Barella si accentra e fa partire un destro da campione che si infila nell’angolino. Giusto, giustissimo così. E pazienza se il successo è stato più sofferto del previsto. In fondo proprio questo è lo spirito, vincente, di Conte.






INTER-HELLAS VERONA 2-1, IL TABELLINO

Marcatori: Verre (rig) 19’, Vecino 20’ s.t., Barella 38’ s.t.

Inter: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Lazaro (dal 40’ s.t. D’Ambrosio), Barella, Brozovic, Vecino, Biraghi (dal 18’ s.t. Candreva); Lukaku, Lautaro (dal 36’ s.t. Esposito).

Hellas Verona: Silvestri; Rrahmani, Empereur, Gunter; Faraoni, Amrabat, Pessina, Lazovic; Zaccagni (dal 5’ s.t. Tutino), Verre (dal 18’ s.t. Henderson); Salcedo (dal 39’ s.t. Stepinski).

Ammoniti: Brozovic (I), Zaccagni (V), Lautaro (I), Barella (I)

Arbitro: Paolo Valeri (della Sezione di Roma)

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