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L'Uefa di Ceferin ci riprova: un tetto alle spese dei club

L'Uefa di Ceferin ci riprova: un tetto alle spese dei club

  • Pippo Russo
    Pippo Russo
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Provare a raggiungere lo stesso obiettivo con un altro mezzo. L'Uefa di Aleksander Ćeferin tenta di raccogliere e riproporre la sfida che era stata una bandiera dell'Uefa di Michel Platini: limitare lo strapotere del denaro come strumento che distorce la competizione.

RICORSI STORICI - Prima di venire azzoppato dalle inchieste della magistratura svizzera (che fin qui hanno portato a un'assoluzione), l'ex presidente francese dell'Uefa aveva provato l'ambizioso esperimento del Fair Play Finanziario (FPF), la cui applicazione si è purtroppo dimostrata forte coi deboli ma piuttosto arrendevole coi forti (e ricchissimi). La sostanziale dismissione del FPF è stata accompagnata, da parte del presidente sloveno a capo dell'Uefa dal 2016, con la promessa di approntare un sistema sostitutivo che agisca sulla spesa dei club in materia di salari versati ai calciatori e di trasferimenti. Enunciazione che era stata tanto ambiziosa quanto vaga, in attesa di valutarla nei dettagli.

IL PROGETTO - Questi dettagli cominciano a prendere corpo grazie alle indiscrezioni riportate nelle scorse ore dal quotidiano londinese Times. L'articolo riporta una serie di elementi, tutti convergenti verso la fissazione di un tetto alle spese dei club che deve essere connesso all'ammontare dei ricavi. Questi ultimi devono essere il parametro sul quale calcolare la cifra che ciascun club non può oltrepassare. Stando a quanto riferisce il Times, dall'attuale soglia del 90% di spesa sui ricavi si dovrebbe passare all'80% nel 2024 e al 70% nel 2025. Tentativo lodevole in linea di principio, ma che rischia di dover fare un severo bagno di realtà e che per questo motivo ha già incontrato forti critiche. Con buona ragione si fa rilevare che la fissazione di una soglia percentuale avrebbe il medesimo effetto dei tagli lineari in finanza pubblica, e dunque colpirebbe in modo regressivo: toglie di più a chi già ha meno. Sicché, giusto per fare l'esempio pratico, i ricchissimi club della Premier inglese si vedrebbero certamente porre qualche argine alla spesa ma continuerebbero a avere una forza finanziaria nettamente superiore rispetto alla concorrenza. Da ciò deriva che se le nuove regole hanno come finalità quella di ridurre i divari nella possibilità di spesa, questa finalità sarebbe mancata.

INGHILTERRA - Un altro aspetto da rimarcare è la prospettiva dei ricorsi da parte delle rappresentanze dei calciatori, che infatti già lanciano segnali di mobilitazione a partire da FIFPro. Del resto, come riportato dal Times nella carrellata di esempi sui tentativi di porre un tetto alla spesa delle società sportive effettuati in altre discipline, esiste già un precedente di attacco alle norme che ha avuto successo. Si tratta dei tetti salariali fissati dalla English Football League per i club iscritti a Football League One (terza divisione) e Football League Two (quarta divisione), rispettivamente di 2,5 milioni di sterline e 1,5 milioni di sterline. Tali limitazioni sono state rimosse nel 2021 in conseguenza di un ricorso della Players Football Association (PFA). E nulla impedisce che la storia si ripeta.
@pippoevai
 

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