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  • La finale più bella di ogni epoca per i Mondiali più ingiusti di sempre: le imprese di Messi e Mbappé non cancellano lo scandalo di Infantino

    La finale più bella di ogni epoca per i Mondiali più ingiusti di sempre: le imprese di Messi e Mbappé non cancellano lo scandalo di Infantino

    • Andrea Distaso
    Era scritto nelle stelle. Doveva finire così, al termine di una partita che entra di diritto nella storia dei Mondiali e di quella del calcio. Moderno e non. L’atto conclusivo di Inghilterra ‘66 e il Miracolo di Berna del ‘54, Argentina Germania Ovest 3-2 di Messico '86 sono probabilmente le uniche tre partite paragonabili, per intensità emotiva e andamento, a questa Argentina-Francia che sarà ricordata da generazioni e generazioni anche tra 100 anni. L’ha vinta il giocatore più forte dell’epoca moderna, aggiudicandosi la sfida nella sfida contro il suo erede designato. Leo Messi finalmente seduto al fianco dell’immortale Diego Maradona, ma Kylian Mbappé ha dimostrato nella notte del Lusail Stadium di essere il prossimo fuoriclasse pronto a raggiungere il gotha. Ed entrare, a fine carriera, nel paradiso degli eterni, come Pelé, Cruijff, Maradona, Ronaldo il Fenomeno e da oggi Lionel da Rosario.

    L’epilogo più incredibile nella serata più giusta e al termine di un’edizione della Coppa del Mondo che aveva già scritto da tempo una nuova pagina nella leggenda di questo sport meraviglioso che è il calcio. La prima volta in un paese di lingua araba e musulmano, la prima volta negli Emirati: un’edizione discussa e controversa come non mai, dal giorno della sua assegnazione (nel 2012) a quelli delle polemiche e dell’indignazione - forse mai così forte come avrebbe dovuto essere - per i tanti, troppi, casi di morti sul lavoro e di sfruttamento a livelli di schiavitù di quei migranti arrivati dalle zone più povere del mondo per realizzare gli stadi che hanno ospitato nell’ultimo mese l’appuntamento più importante che esista per qualsiasi giocatore, addetto ai lavori o semplice appassionato. Nel giorno in cui - 36 anni dopo l’ultima volta - l’Argentina torna sul tetto del mondo, non si può e non si deve dimenticare l’atto di estrema arroganza con cui Gianni Infantino e la Fifa hanno concesso che una competizione come questa si disputasse in un Paese assolutamente insensibile ad ogni rispetto dei diritti della persona e della libertà di espressione. 

    Infantino ha più volte ribadito la necessità di tenere lontana la politica dal calcio, ma non c’è stato atto più politico di negare i Mondiali agli Stati Uniti nelle ultime due edizioni, sposando la causa della Russia di Putin prima e del Qatar poi - e tralasciamo le accuse, tutte da provare, della presunta corruzione ordita e organizzata dall’ex presidente francese Sarkozy per spostare voti che nel 2012 sembravano pendere dall’altra parte dell’oceano - e di evitare in ogni modo che si parlasse delle numerose storture di questa Coppa del Mondo. La finale più bella di ogni tempo, o comunque una delle più belle, non può far sparire in un colpo solo le macchie prodotte da una macchina di potere ed economica come la Fifa che tutto ha avuto a cuore nell’ultimo trentennio (ad essere generosi) meno che la bellezza del calcio.

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