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  • La Juve passa a Genova con un rigore dubbio e Rabiot era da rosso. Ma il 4° posto è il massimo a cui può ambire

    La Juve passa a Genova con un rigore dubbio e Rabiot era da rosso. Ma il 4° posto è il massimo a cui può ambire

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La Juve continua a correre. Passa anche a Genova (3-1 ad una Sampdoria assai modesta) e si mette in attesa delle altre partite che, direttamente o indirettamente, la riguardano. Del Milan sa già in serata, ma domenica gioca il Napoli a Verona e, soprattutto, l’Inter in casa del Torino. Forse si può rosicchiare ancora qualcosa a chi sta davanti, anche se l’importante, per Allegri e la sua squadra, è avere tenuto, come minimo, chi segue a debita distanza.

    Convinto come sono che i bianconeri debbano guardarsi dall’Atalanta, non posso che reputare chimerico ogni sogno di gloria che vada oltre il minimo sindacale, ovvero il quarto posto. Eppure, tabelle e risultati alla mano, ha un senso dire che la Juve prima le vinca tutte - compreso lo  scontro diretto allo Stadium con l’Inter - e poi si metta a far di conto. Una cosa è certa: perché lo  scudetto vada alla banda di Allegri occorre che tutte e tre (Milan, Inter e Napoli) vadano in bancarotta.

    Per una volta la Juve ha vinto senza soffrire e, quindi, non di corto muso, come piace dire, con un’immagine ippica proprio Massimiliano Allegri. Ammettere che abbia giocato bene ancora non si può, però è stata lineare, pulita, efficace, compatta e senza sbavature. La partita, che sullo 0-2 sembrava abbondantemente chiusa, poteva avere un sussulto a meno di venti minuti dalla fine quando Candreva si è fatto respingere un rigore da Szczesny. Al contrario di Morata, che il suo l’ha segnato mandando la sua squadra al riposo sul doppio vantaggio.

    Certo, per sbloccare il risultato, la Juve ha avuto ancora bisogno di un’autorete, come nell’andata di Coppa Italia a Firenze, propiziata qui, come lì, dall’inesauribile Cuadrado che, a destra, ha fatto sia il quarto nel 4-4-2, quando la squadra non era in possesso di palla, sia il terzo d’attacco a fianco di Kean (Vlahovic è entrato solo nel finale) e Morata. Un ruolo da perfetto equilibratore di un collettivo che, a mio giudizio, gioca sempre con un uomo in meno in fase di costruzione. A questo proposito va rilevato che, costruendo dal basso, la Juve ha alternato Arthur e Locatelli spesso all’altezza dei centrali di difesa, con risultati che definirei incoraggianti. C’è naturalmente una ragione per la quale entrambi hanno fatto bene ed è che la Samp ha giocato a ritmi bassi e con pochissimo pressing.

    Questo spiega anche perché la Juve sia uscita abilmente palla al piede dalle opposizioni blucerchiate e abbia costruito qualche manovra apprezzabile. Come quella che ha condotto all’autogol di Yoshida (22’), su una ripartenza seguita ad un’occasione di Candreva (21’), tiro deviato un po’ maldestramente da Szczesny. Morata se n’è andato via centralmente appoggiando puntualmente per la sovrapposizione del colombiano. Il cross, radente e ad invito, sarebbe arrivato a Kean (avrebbe avuto la porta spalancata perché Falcone aveva mancato l’intervento) se Yoshida non lo avesse anticipato depositando in rete.

    Quasi la stessa sequenza (occasione per Sensi, al 30’, murato da Szczesny, e ripartenza della Juve) ha generato il rigore di Morata (33’). A procurarlo è stato Kean (32’) che, lanciato in profondità da Locatelli, prima ha saltato Colley, poi ha vinto un rimpallo e, infine, quando stava caricando il tiro è stato agganciato dall’avversario. Rivisto al rallentatore il rigore sembra dubbio, però Valeri non è stato richiamato al Var e la decisione non è stata modificata. Come minimo non sussisteva il chiaro ed evidente errore dell’arbitro.

    Al riposo con due gol di vantaggio, la Juve, come sempre nell’ultimo periodo assai rimaneggiata, ha preferito gestire, anziché affondare. Ma questo fa parte di Allegri e dell’allegrismo. Così, mancato il terzo gol con Kean (58’, assist di Morata e tiro sul portiere in uscita decentrata), i bianconeri hanno assistito alla crescita della Samp (girata fuori di Caputo) dopo che Giampaolo aveva inserito Sabiri per Quagliarella (62’) e Giovinco per Sensi (66’). Dall’altra parte, dentro Vlahovic al posto di Kean, mentre Rabiot, ammonito, restava in campo.

    Ora, è vero che in panchina, non c’erano centrocampisti di ruolo, ma Allegri avrebbe dovuto  anticipare la mossa che si è visto costretto a fare al 73’ quando Rabiot ha rischiato (e avrebbe meritato) l’espulsione. Ovvero l’ingresso di Alex Sandro rimesso a centrocampo come in passato si era già visto. Un minuto prima è accaduto che un pallone calciato da Candreva (non un tiro e nemmeno un passaggio) è stato toccato con il braccio del francese dentro l’area. Il rigore, evidente anche senza il Var, avrebbe dovuto condurre alla seconda ammonizione e, dunque, all’espulsione dello juventino, abbinata alla clamorosa occasione di dimezzare il risultato. Ma nulla di tutto ciò è accaduto. Valeri, inspiegabilmente, non ha estratto il secondo giallo e Candreva, dagli undici metri, si è fatto ipnotizzare da Szczesny che ha respinto con la mano sinistra. 

    A partita virtualmente finita, la Juve ha mancato un gol con Vlahovic (74’ dopo aver superato Colley ha preferito cercare Cuadrado anziché tirare), mentre la Sampdoria (84’) ha trovato il gol dell’illusione grazie ad una punizione di Sabiri, deviata da Morata in barriera. Bilancio quasi speculare: un’autorete a testa, un rigore a testa. La differenza, in peggio, la stava facendo Candreva. Ma a spazzare ogni rimpianto, ci ha pensato ancora Morata, questa volta nella porta giusta. Il cross di Locatelli è stato perfetto, ma il colpo di testa dello spagnolo, tra palo e portiere, è sembrato uno spillone che si infilza nel cuore dell’avversario. La Juve va, ma nessuno sa fino a dove e fino a quando.


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    IL TABELLINO

    Sampdoria - Juventus 1-3 (primo tempo 0-2).


    Marcatori: 22’ p.t. Yoshida (aut.) (S), 34’ p.t. rig. Morata (J), 39’ s.t. Sabiri (S), 43’ s.t. Morata (J).

    Assist: 43’ s.t. Locatelli (J).

    Sampdoria (4-3-1-2): Falcone; Bereszynski, Colley, Ferrari, Augello (38’ s.t. Conti); Candreva, Rincon (38’ s.t. Trimboli), Thorsby; Sensi (21’ s.t. Giovinco); Caputo, Quagliarella (16’ s.t. Sabiri). All. Giampaolo.

    Juventus (4-3-3): Szczesny; Danilo, De Ligt, Rugani, Pellegrini (40’ s.t. De Sciglio); Arthur, Locatelli, Rabiot (30’ s.t. Alex Sandro); Cuadrado, Kean (20’ s.t. Vlahovic), Morata. All. Allegri.

    Arbitro: Paolo Valeri della sezione di Roma 2.

    Ammoniti  : 3’ s.t. Rabiot (J), 37’ s.t. Pellegrini (J).

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