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  • La parabola di Mancini, da Wembley a Palermo

    La parabola di Mancini, da Wembley a Palermo

    • Cristian Giudici
    Dalle stelle alle stalle. L'11 luglio 2021 a Wembley Donnarumma para il rigore di Saka, l'Italia batte l'Inghilterra e si laurea campione d'Europa. Il 24 marzo 2022 a Palermo l'ex palermitano Trajkovski trafigge Donnarumma al 92°, firma la vittoria della Macedonia del Nord e condanna l'Italia, che non si qualifica alla fase finale del Mondiale per la seconda volta di fila. Da un trionfo da sogno a un fallimento da incubo nel giro di 256 giorni. 

    Eppure il commissario tecnico in panchina è lo stesso: Roberto Mancini, passato dalle lacrime di gioia con l'abbraccio all'amico Vialli all'amarezza per una sconfitta che nessuno poteva aspettarsi. Nel dopo-partita lo stesso ct azzurro ammette che questa è la più grande delusione della propria carriera, arrivata nemmeno nove mesi dopo la soddisfazione più bella: la vittoria dell'Europeo. 

    Nel mezzo ci sono sette partite: a settembre nelle qualificazioni mondiali i due pareggi con Bulgaria (1-1) e Svizzera (0-0) e una vittoria contro la Lituania (5-0); a ottobre nelle Final Fuor di Nations League la sconfitta con la Spagna (1-2) e la vittoria nella finale per il terzo posto contro il Belgio (2-1); a novembre altri due pareggi nelle qualificazioni mondiali con Svizzera (1-1) e Irlanda del Nord (0-0). 

    Mancini parla anche di sfortuna, riferendosi (senza citarli) ai rigori sbagliati da Jorginho nei due scontri diretti con la Svizzera nel girone di qualificazione. Ora il ct chiede tempo prima di parlare del proprio futuro e ringrazia comunque i suoi calciatori, ai quali dice di voler più bene oggi nel momento del fallimento che a luglio ai tempi del trionfo. Un'impresa storica che, nonostante tutto, niente e nessuno potrà mai cancellare. 
     

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