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  • La provocazione: questa Juve è il capolavoro della carriera di Allegri

    La provocazione: questa Juve è il capolavoro della carriera di Allegri

    • Gianluca Minchiotti
    Le ultime otto giornate di questo campionato rappresentano probabilmente il capolavoro della carriera di Massimiliano Allegri. Lo sappiamo che può sembrare paradossale e provocatorio, per un allenatore che ha vinto 13 titoli, ma pensateci bene. Otto vittorie di fila, senza subire gol, e superando cinque squadre in classifica, con 'questa' Juve e nelle condizioni di 'questa' stagione, rappresentano un merito maggiore rispetto alle vittorie ottenute con rose nettamente superiori, e in condizioni decisamente più favorevoli. 

    Alla nona giornata, dopo aver perso contro il Milan (e due giornate prima con il Monza), Allegri era ottavo in classifica con 13 punti. Dopo un filotto di otto successi consecutivi, tutti con clean sheet, la Juve ha raggiunto il Milan al secondo posto, superando Inter, Roma, Udinese, Lazio e Atalanta. Davanti, a +7, c'è ancora il Napoli, avversario dei bianconeri venerdì sera al San Paolo.

    Allegri ha compiuto questo percorso senza il giocatore più importante della squadra, e fiore all'occhiello del mercato, Paul Pogba, e con le altre due stelle della rosa (Angel Di Maria e Dusan Vlahovic) a mezzo servizio (o anche meno). Se a questi aggiungiamo gli infortuni di Bonucci, Cuadrado e di tutti gli altri giocatori che si sono alternati di volta in volta nell'infermeria della Continassa, il quadro è completo. Il tecnico della Juve ha cambiato modulo, passando alla difesa a tre (perfetta per Bremer), si è inventato Alex Sandro 'braccetto', è stato costretto dai fatti a lanciare finalmente i giovani (dopo Miretti, è arrivata la volta di Fagioli, Iling JR e Soulé), ha ritrovato Chiesa e ha potuto contare su gol di Milik e Kean, mentre Danilo e Rabiot sono diventati i due veri pilastri della squadra. 

    Se paragoniamo la rosa della Juventus 2022-23 a quelle con le quali Allegri vinse 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane, stiamo parlando di pianeti diversi e lontanissimi. E questo ovviamente aumenta i meriti dell'Allegri attuale, che in questa fase ha dovuto anche gestire a livello psicologico ed emotivo una crisi societaria devastante, con le dimissioni del presidente e dell'intero Cda in seuguito all'inchiesta su plusvalenze e stipendi. Anche questa è una situazione distante anni luce e nemmeno paragonabile rispetto a quella del primo quinquennio di Max a Torino, quando alle spalle del tecnico livornese lavorava una società d'acciaio

    Quindi, in sintesi, vi rifacciamo la domanda: per un allenatore è più un merito aver costruito, contro ogni previsione (la Juve a fine ottobre era data per morta e sepolta da chiunque), una striscia vincente e una rimonta di questo tipo, e con la rosa attuale, oppure aver vinto scudetti e raggiunto due finali di Champions League alla guida di squadre nettamente più ricche di campioni? 

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