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  • Laziomania: abbracciami finché non gioca Ravel

    Laziomania: abbracciami finché non gioca Ravel

    • Luca Capriotti
    Ora che tutto parla di cose nuove, con sincronizzazione veloce, se si pensa a Ravel Morrison, nel mondo Lazio, un po' di brivido sale. Ravel Morrison è una qualche specie di poeta maledetto: si spara selfie oscuri e tweet in rima profanata, di lui si dicono cose terribili, forse ben più di quelle che poi sono vere. Qualcuno racconta, che nella sua vita errante, abbiano detto di lui di tutto, da fenomeno, a irrecuperabile. Il calcio alla fine regala sempre qualcosa che nel mondo nessuno regalerebbe. Perché nel mondo i poeti maledetti sono finiti tutti male: sui libri di scuola. Catalogati, censurati, spiegati e spiegazzati. Lui no, nella sua storia minima, nella sua adozione da parte di una certa ala di tifosi, irrecuperabile e fenomenale: luilha deciso una sciocca amichevole nella sua Inghilterra, forse rinvigorito dall’arietta sottile di casa. 

    Come se quell'arietta sottile funzionasse sulle sue fibre, la sua terrestre sensibilità. Quell'arietta sottile confine tra lo spreco e una certa triste consapevolezza che sa tanto di una generazione come la nostra. Forse perfino troppo celebrata in attesa di una sua occasione. Senza mai guadagnarsela davvero: e adesso una congiuntura di eventi sembra esplodere, con un responsabile della comunicazione che parla di educazione biancoceleste e un certo Angelo Peruzzi. Magari facciamo favole dove non ce ne sono (ma non fanno così quelli romantici?), di questo ci accuserete, ma allora prendetela per una storia minima, quella di un ragazzo d'Inghilterra che a casa sua fa gol, in una partita insignificante per tutti. Ma non per chi ha voglia di storie, ora che tutto parla di cose nuove, la Nord torna allo Stadio, e abbiamo chiuso gli occhi per tutta l'estate, sperando che da Bielsa in poi fosse tutto una specie di sognaccio brutto. Allora tu abbracciami. Abbracciami finché non gioca Ravel.

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