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  • Laziomania: Contro ogni vostro pronostico

    Laziomania: Contro ogni vostro pronostico

    • Luca Capriotti
    Contro ogni pronostico, la notte della storia. Prima della partita ho spiegato a mia moglie la notte della storia: il ritorno in Champions League dopo 13 anni, Haaland che fa paura, la sconfitta senza appello di Genova. Lei mi ha chiesto: ma non avevo capito che fosse così importante, perché non sei lì? Ma non è colpa sua: è difficile per chi non è laziale, per chi non ama questi colori, spiegare la lenta scalata che ha portato a quel primo gol spaccapartita di Immobile, al raddoppio urlato da Luiz Felipe, all'estasi di Akpa Akpo, baciato dal destino. Come si può spiegare la fatica, 13 anni, l'era Lotito, le contestazioni, lo schifo ingoiato, i mercati deludenti, poche manciate di punti, i gironi di ritorno fallimentari, e Reja e Pioli, Petkovic, signori veri in panchina, uno dopo l'altro, che non ci sono riusciti?Difficile mettersi a dire cosa tutti i laziali, quelli veri, hanno provato nel momento in cui Sky ha inquadrato un giocatore a caso del Borussia, sulle prime note dell'inno della Champions League. 

    L'INNO DELLA CHAMPIONS - Contro ogni pronostico. Quella musica, sognata prima di Lazio-Inter, con i nerazzurri che avevano da poco, in maniera predatoria, annunciato l'arrivo di de Vrij, quell'olandese che in scivolata stenderà Icardi, messo in campo da Inzaghi, rassicurato dalla sua professionalità. Vecino, come fai a spiegarlo? Quella musica sentita ma non per noi: non suonava per la Lazio. Quando le prime note si sono mosse nello stomaco e nelle viscere, la telecamera ancora indugiava sui volti da Fifa 21 del Borussia, giovani, scultorei, iconici. Ma i tifosi della Lazio fremevano dentro, in attesa: la telecamera ha puntato Immobile, girato di lato, di profilo, poi gli altri Strakosha Acerbi Luiz Felipe mentre le note crescono, Luis Alberto emozionato, gli occhi lucidi, Milinkovic per ultimo, fatto di pietra. E dopo Milinkovic 60mila e più, tutti gli altri, tutti i tifosi a casa, con le radio, con i siti, tutti quelli allontanati da una feroce pandemia, in fila dietro a loro. C'erano tutti, c'eravate tutti, c'eravamo tutti. 

    C'ERAVAMO TUTTI - Contro ogni pronostico. Tutti davano la Lazio per spacciata. Ed eravamo in piedi, stretti come non si può più, senza questa nuova paura del contatto, questa giustificata e sacrosanta attenzione e cura di noi. E su quest'onda, di questa lunga attesa, di questo lungo cammino, questa scalata verso una Santiago glitterata e lucida, la Champions League della Heineken e della gloria vera, su questo fremito la Lazio ha costruito la sua vittoria. Sul collettivo plasmato, sui meccanismi oliati, sullo studio matto e disperatissimo di Simone Inzaghi. Proprio lui, l'uomo dei 4 gol da record al Marsiglia. Lui che la Champions l'ha giocata con una squadra di divinità, lui ha telecomandato la rabbia dei suoi, la determinazione che ha sfondato un Borussia forte ma un po' sorpreso, un po' tiepido, rannicchiato. Pronti via, Immobile ha schiantato sul muso scolpito di Haaland la rete del vantaggio forse decisiva, contro tutti i suoi detrattori, contro tutti quelli che "sopravvalutato", "non segna mai", "in Champions non farà un gol". La notte delle rivincite: quella di Immobile contro i media tedeschi e contro i suoi haters da Nazionale italiana, quella dell'asse Roma-Salerno. Ogni volta che arriva un ragazzo dalla Salernitana, è subito il 'cocco' di Lotito, è subito "giocava coi granata un motivo ci sarà". Luiz Felipe, pagato 450mila euro, che Inzaghi vuole sempre in campo e si capisce perché, raddoppia lasciando di stucco i multimilionari avversari, Akpa Akpro, lo schifato post David Silva, chiude la partita. Ma era già chiusa la porta in faccia al Borussia da una Lazio feroce, precisa, decisa. Una Lazio con la mentalità, con il cuore giusto, i muscoli forti e l'anima alta. Contro ogni pronostico, contro i vostri pronostici.

    LA CHAMPIONS PUO' CAMBIARE IL CAMPIONATO  - Contro ogni pronostico, tutti pensavano che la Lazio ne avrebbe imbarcati tanti. Ora la Champions League, dobbiamo saperlo, ha questo potere: può farci diventare svuotati, stanchi. Ma la forza di questa Lazio nella notte della storia sta nella mentalità. Acerbi la riassume: a fine partita annuncia, da domani si torna a lavorare per sabato. Un manifesto alla forza dell'umiltà, mancata a Genova, straripante in Champions. La Champions ha questo potere: può ridare alla Lazio la consapevolezza della propria forza. Può diventare ingrediente GOLD di quel mix magico che l'hanno scorso ha fatto alzare in piedi per la meraviglia mezza Italia e rovinato i fegati dell'altra mezza. Contro ogni pronostici.

    LA NOTTE DI IMMOBILE ED INZAGHI - Contro ogni destino già scritto. E sulle ultime note in crescendo dell'inno della Champions, da sabato, ci saranno ancora tutti. I tifosi che non possono andare allo stadio e quelli che non avrebbero potuto lo stesso, i lontani e i criticoni, i lotitiani di ferro e i lazialoni sempliciotti. Gli haters e gli antilotitiani, quelli der gestore e gli innamorati pazzi. Tutti dietro, mentre la telecamera scivolerà piano sui colpi raffinati di Luis Alberto, la diga monumentale Leiva e i gol di Ciro Immobile. Nella notte delle rivincite lui no, contro il Borussia seppur stuzzicato non parla, non se lo leva il sassolino, elegante. Questa notte è sua: un gol, un assist, la sua anima nella Lazio. Questa notte è di Simone Inzaghi: insegna calcio al modello tedesco, ha chiesto e ottenuto umiltà e forza, la sua anima in questa notte della storia, in questo sogno ad occhi aperti, nella sua Lazio. Contro ogni vostro pronostico, sempre. 

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