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  • Laziomania: Cambi scellerati di Inzaghi dimezzato, ma Tare non lo aiuta

    Laziomania: Cambi scellerati di Inzaghi dimezzato, ma Tare non lo aiuta

    • Luca Capriotti
    Nessuno mi può trasformare in un anti-Inzaghi, ma il cambio di Caicedo mi perseguiterà per più di qualche notte. Ode a questa Lazio gagliarda, forte, propositiva, coraggiosa. Ode a questa Lazio che rischia, che soffre, che ci prova. Ode a questa Lazio che si stanca presto, che non ce la fa ma esce a testa alta. Ma qualcuno mi spieghi quel cambio. Correa, che ha deciso in un big match importante di non segnare nemmeno con le mani - come si dice a Roma, è rimasto simpaticamente in campo per tutta la partita. Ad uscire sono stati Caicedo - una specie di man of the match, grandioso, sempre di prima, sempre al centro del gioco - Luis Alberto e Milinkovic. Fuori tutta la qualità. E la Lazio, come se fosse inevitabile nel secondo tempo - si abbassa, non riesce più a creare cose pericolose. Non è tanto il cambio Milinkovic-Berisha - per freschezza ci sta - ma quello di Leiva a mortificare la Lazio. La abbassa di 20 metri. Ed è un cambio figlio del mercato mancato, che non mette a disposizione alternative offensive valide.  Tare, anche tu, al netto della bugietta bianca su Immobile - dai, non era punitivo? - forse una mano al mister la potevi dare, visto quanto lo hai voluto. Le alternative mancanti - specialmente in avanti - e una certa propensione del mister a preservare a tutti i costi un equilibrio, nonostante lo svantaggio: e perdi una gara che meritavi di pareggiare.

    PRIMO TEMPO E LE SCELTE DI CORAGGIO - Voglio dire, ad ogni modo, che il piglio pre-match di Inzaghi mi è piaciuto. Caicedo in campo, così ben messo, play offensivo di livello, la dobbiamo ad una prima scelta forte: Immobile, dopo lo show, le scuse, etc etc etc, è rimasto in panca. E giustamente: queste sceneggiate non si possono fare, specialmente in un momento in cui si gioca praticamente ogni 3 giorni, per 3 mesi. Fuori il capitano, Lulic, quasi sempre sulle gambe. Fuori pure Leiva, che ultimamente pure è sembrato compassato. Inzaghi fa scelte di coraggio, poi le disfa. Jony, va detto, non sa difendere, o comunque lo fa male, e dico al di là del gol. Lazzari non viene mai servito, come se fosse una specie di animale strano. Dategli il pallone, qualche volta. La Lazio cresce, tanto, dopo il gol subito. Macina occasioni, tiri, grande gioco. Mette all'angolo l'Inter. Poi arriva il secondo tempo, e si sa cosa succede alla Lazio nel secondo tempo. 

    SECONDO TEMPO E CAMBI DI INZAGHI - Nello specifico non succede niente. Anzi no: Inzaghi cambia, toglie Caicedo, mette dentro il giamburrasca Immobile, e non succede niente. Anzi, no: la Lazio arretra, si perde, arranca. Fa fatica ad uscire. Non c'è nessuno a tirarla su. Immobile rimane a vagare sulla linea del fuorigioco, senza riuscire a fare granchè. Leiva abbassa la squadra: accoglie con randellate Sanchez, ma anche lui sembra un po' andare lentino, in seconda, come tutta la Lazio, che ha il fiato corto. Contro una squadra molto forte, anche essere appannati è un peccato mortale.

    GAGLIARDI MA NON TROPPO - La Lazio è gagliarda, Strakosha non esce e Jony si fa prendere il tempo, ma voglio sottolinearlo: da San Siro esce a testa alta. La scelta di Caicedo fuori non la capisco - ha avuto un indolenzimento, dice Inzaghi, ma non è troppo convinto -  ma fa da contraltare alla scelta, coraggiosa davvero, di metterlo in campo. Mezzo sbagliato, mezza azzeccata la sua gestione. Ma qualcuno dovrà spiegare come mai, fisicamente, la Lazio nel secondo tempo comincia ad avere il respiro roco, lo sguardo annebbiato. La Lazio meritava il pareggio, davvero, ma dirselo tra noi non serve a granché, se non ad aumentare i dubbi su questa pesante stanchezza, queste scelte a fare e disfare del mister. Che alterna coraggio e mezze auto-picconate. Un Inzaghi dimezzato.

    LAZIO DIMEZZATA - Io credo che la Lazio abbia fatto una mezza partita ottima, un'altra mezza a cercare di non svenire dalla stanchezza, arretrando sempre più, contro la squadra più lanciata e granitica del campionato. Mezza speranza, mezzo Inzaghi, mezzo passetto in avanti e mezzo indietro. Con il salto di qualità che si vede, ma poi sparisce, come se l'ossatura della squadra non ce la facesse a rimanere eretta per 90'. Correa è il simbolo di questa Lazio: bellissimo, di personalità, ma incapace di aggiungere quel tocchetto decisivo, risolutivo, che va ad alzare davvero l'asticella. Prima fa bene, poi si piccona da solo. Prima il mercato parte a razzo, poi si impantana. Inzaghi leva Immobile, poi dice che non è per gestione dello spogliatoio. Mezzo bravo, l'altro mezzo che deve ancora capire da che parte stare: coi senatori, o contro, con Tare che non lo aiuta, o fare la voce grossa, con la Lazio, o con un'altra big che dà motivazioni. Con la Champions tra le dita, o con l'ennesima, mezza snobbata Europa League. 

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