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  • Laziomania: Inzaghi è SOLO l'ultimo capro espiatorio (e non se lo merita)

    Laziomania: Inzaghi è SOLO l'ultimo capro espiatorio (e non se lo merita)

    • Luca Capriotti
    Ci sono settimane, a Roma, che possiamo chiamare settimane del rancore. Capita nelle piccole situazioni quotidiane di vita, capita alla Lazio, è capitato a Simone Inzaghi. Le chiamiamo, per tacito accordo tra di noi, settimane del rancore non per caso. Ogni tifoso, anzi anche solo simpatizzante, anzi anche solo per aver sentito nominare la Lazio con affetto, crede di poter, anzi di avere il diritto di 'blastare', rovinare, dannare e maledire il capro espiatorio di turno. 

    LE SETTIMANE DEL RANCORE - Il romano lo sa: ci sono settimane in cui tutto sembra concordare per far venire un travaso di bile. Dai mezzi che scioperano, ritardano, si spengono, si chiudono, prendono fuoco, fino ad arrivare al traffico condensato, una serie di sfortunati incidenti che creano chilometriche file a catena, etc etc etc. Ci succede anche con il calcio, anche con la Lazio. Lo sapete: a causa di Lazio-Atalanta me la sono presa con Inzaghi. Ho elencato i suoi errori, ma lo so. Simone Inzaghi è solo un capro espiatorio. Voi lo sapete? Perché vi ho sentito dire di tutto (avete perfino tirato fuori Felipe Anderson, quando lo volevate far fuori tutti). Anche molte cose immeritate. Questa settimana del rancore si sta chiudendo, domani la Lazio giocherà a Cagliari, potrà parzialmente recuperare morale e dignità. Questa settimana del rancore è sospesa tra Atalanta e Atalanta: mercoledì ci sarà l'arcinota finale, ago della stagione, che regge sui suoi piatti di somma giustizia le umane sorti di Simone Inzaghi.Per cui, prima che l'esaltazione o la disperazione vi faccia tutti propendere per la santificazione o la dannazione di mister Inzaghi, voglio dargli la giustizia che merita.

    IL CAPRO ESPIATORIO - Il sistema calcio si basa sulla figura dell'allenatore e sulla loro fragilità lavorativa. Anzi, peggio:  si basa sul semplice assunto che, in ipotetetica scala, l'allenatore sia la prima, forse anche l'unica cosa veramente SACRIFICABILE. Un capro espiatorio perfetto. Nel calcio in genere è così, ovviamente in casa Lazio questa considerazione è portata all'assurdo, all'estremo. Qui l'allenatore, un po' per colpa della città, un po' per abile mossa, non è solo sacrificabile, ma deve accollarsi, addossarsi le colpe di Lotito Claudio e Tare Igli e di chiunque li aiuti - quindi agenti, potenti di turno, figure comprimarie. 

    SACRIFICIO NON NECESSARIO - Io voglio dire una cosa: magari per il sistema calcio Simone Inzaghi sarà pure SACRIFICABILE, e magari Tare e Lotito già stanno caricando le fascine per la sua pira funeraria ideale, mettendoci sopra pure gli infortuni di Berisha, l'inaffidabilità di Durmisi, l'incapacità di Badelj di giocarsi le sue chance, l'assenza di almeno un altro rinforzo in difesa, e la scelta di insistere su interpreti di fascia destra e difensori delittuosi. Ma per me non lo è. Questo è un sacrificio non necessario all'altare di un altro fallimento di programmazione. 

    GLI ERRORI DEGLI ALTRI - Non solo: non può e non deve essere capro espiatorio di una serie di errori in schiera, a partire dalla chiamata strillata di Cortina di Lotito, dall'insistere sulla Ferrari, i macchinoni, lo sfarzo di una rosa che è sfarzosa poco, migliorata molto dal suo mister. Se la Lazio ha overperfomato, è solo grazie ad Inzaghi. Purtroppo i miracoli nel calcio non durano anni, senza programmazione e solide basi societarie. L'Atalanta vince la sua Premier ogni anno perché i Percassi hanno un piano di lavoro e investimento con le balls che fumano. Il Leicester ha vinto una sola volta perché quel tipo di miracolo, tipo lottare fino all'ultima giornata per la Champions, semplicemente è unico senza una costruzione di anni. Inzaghi rischia di essere l'ennesimo capro espiatorio, con lo stessa tiritera di modus operandi: allenatore preso, santificato, errori in serie - magari pure del mister - damnatio memoriae. Alla fine è successo a tutti: Delio Rossi, Petkovic, Reja, Pioli. Tutte persone che non lo meritavano. 

    CON INZAGHI - Voglio dirlo con forza: conosco, conosciamo Inzaghi da anni. Conosciamo la sua comunicazione un po' ripetitiva, la sua 'leggera' tendenza a lamentarsi con educazione. Ma sappiamo, abbiamo visto con i nostri occhi il suo attaccamento viscerale, la sua tensione immensa verso questa squadra, questi giocatori, il feeling di ferro che ha saputo costruire perfino in questa strana, lunga, straziata stagione. Voglio dirlo con forza: non fate di Inzaghi il vostro capro espiatorio. Non sarà un santo con la vittoria della Coppa Italia, non sarà dannato con la sconfitta. Ora che possiamo, tracciamo il suo reale ritratto: è semplicemente quanto di più laziale può esprimere questa società, oggi. E solo per questo, io gli voglio un po' più di bene.

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