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    Laziomania: la partita della svolta, sempre contro l'Atalanta

    Laziomania: la partita della svolta, sempre contro l'Atalanta

    • Luca Capriotti
    Di nuovo contro l’Atalanta, di nuovo un crocevia stagionale, un bivio: dentro, o fuori. La Lazio è dentro, e lo urla insieme ai 40mila dell’Olimpico (che sono pochi, apprendiamo dai giornali). Di nuovo contro l’Atalanta, dopo la notte di Glasgow, dopo averla strappato allo scadere. La Lazio approccia la partita da big: pronti-via, va sopra di due gol, ruggisce in faccia all’Atalanta tutta la sua identità ritrovata. E lo fa anche grazie al Taty Castellanos, gol e assist. Che vanno a disegnare una grande vittoria della Lazio, dobbiamo dirlo. Una grande vittoria, devastante a livello di morale, convinzione, statura. Una grande vittoria contro Gasp.

    CONTRO GASP - Contro Gasp, è sempre bello vincere. Anche perché la sua squadra è rognosa, forte, starà in alto fino all’ultimo perché ha spessore e caratura da posti europei. Per questo la vittoria della Lazio è una grande vittoria. Chi ha visto l’Atalanta contro lo Sporting Lisbona, in Portogallo, sa che primo tempo ha fatto: imponente, forte, importante. Ha demolito i padroni di casa. Il replay non c’è, o meglio è inverso: l’autogol di De Katelaere e il gol di Castellanos sono il risultato di un avvio roboante. Non basta: contro Gasp, è sempre bello rispondere colpo su colpo. Se il primo tempo fosse finito 4-1, la Lazio non avrebbe rubato niente. Peccato che la Dea rimane in partita sempre, non molla mai niente. E la riprende. Ma contro Gasp è sempre bello vincere. 

    E le partite dentro Lazio-Atalanta sono tante: la Dea rimette dentro i titolari (Scamacca francamente inguardabile, da recuperare come Gasp sa fare) e si rimette in partita, la riprende, rischia pure di vincerla. Ma le alternative e le scelte Sarri le ha, la squadra c’è, cambia tutti a centrocampo, fuori un magnifico Rovella, fuori Guendouzi (traversa, dà sempre belle sensazioni, è un titolare diciamolo chiaramente) e Luis Alberto, dentro Cataldi, Kamada e Vecino. L’ingresso di un grandioso Isaksen (l’avrei fatto un pelino prima, Felipe Anderson – non la sua peggiore – era esausto) ha suonato la carica. La Lazio dopo il pareggio non barcolla: cresce di nuovo, riannoda le fila, riannoda e rinnova tutta la partita. Anzi, ne crea un’altra, dopo un grande primo tempo, l’Atalanta che torna, poi il terzo tempo ulteriore, quello della Lazio, quello di chi sa soffrire, quello di Matias Vecino.

    Questo giocatore per me è una specie di totem, è misterioso: fa molte cose bene, senza farle in maniera incredibile. Fa una cosa in maniera incredibile: è decisivo. La Lazio lo ha subito come avversario, la Lazio ora se lo gode come suo animale totemico. Il gol nei minuti finali è frutto dell’ennesimo guizzo di Castellanos, che, dopo una partita contro i cattivissimi centrali della Dea a soffrire sulle palle aree, riesce a mettere la spizzata decisiva. Gol e assist per quella bestia del momento opportuno, il predatore delle decisioni e delle scelte e dei risultati pesanti. 

    BENE IN TANTI, E BENISSIMO ROVELLA - Ci sono tanti che stanno facendo bene, come Rovella, che veramente ha un incedere principesco, elegante, e tampona corre recupera va di lucidità e fioretto. Ci sono tanti che stanno facendo bene, ma di Vecino è meglio non parlare, la sua vita è un appuntamento col destino. Ci sono tanti che stanno facendo bene, ma i nuovi finalmente si stanno inserendo. Finalmente Sarri si può godere le giuste rotazioni. Viene da dire: pensate se fossero arrivati prima. Viene da dire: e ora Ciro Immobile? Ve lo dico: dobbiamo aspettarlo, in questa stagione folle abbiamo bisogno dei suoi gol e di questo Castellanos, abbiamo bisogno dei titolari e degli altri titolari, dei Rovella, dei Guendouzi, dei Pedro, degli Isaksen, dei Zaccagni (ancora così così), dei Vecino. Finalmente dalla panchina entrano giocatori che potevano iniziarla nell’11 scelto da Sarri all’inizio, finalmente entrano a completare, a vincerla, e non sono 5 gradini sotto. Di nuovo contro l’Atalanta, la Lazio sceglie l’unica pillola possibile: quella della grande squadra, che non si rassegna a farsi una stagioncina anonima. Con quell’animale del momento giusto, con le vittorie, col Taty, aspettando Immobile.

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