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  • Le mani in tasca di Pirlo e quelle di Gianni Agnelli

    Le mani in tasca di Pirlo e quelle di Gianni Agnelli

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Non soltanto i comportamenti e le parole ci permettono di rivelare al prossimo il nostro carattere. Un valore ancora più esaustivo, in tal senso, lo possiedono quei piccoli gesti spontanei e spesso inconsci che ciascuno di noi compie nei momenti di maggior tensione. Secondo i principali testi di psicologia, proprio questi “tic” apparentemente banali offrono l’esatto spaccato del nostro stato d’animo e di ciò che intendiamo comunicare agli altri (o forse persino a noi stessi) in maniera subliminale. Tra le tante manifestazioni di gestualità spicciola indagate dalla scienza che si occupa del cervello e della personalità individuale c’è quella delle "mani in tasca". Esattamente l’atteggiamento che il nuovo e giovane allenatore della Juventus, Andrea Pirlo, ha tenuto ieri per tutto il tempo del primo impatto professionale con la sua attività di tecnico chiamato per ridare brillantezza, prestigio, stile e possibilmente risultati ottimali alla squadra di casa Agnelli.

    Proprio ieri pomeriggio, sul canale di Sky Arte, ho voluto rivedere il film-documentario realizzato tre anni fa dal regista americano Jack Hooker sulla vita e le opere di Gianni Agnelli. Un lavoro di grande prestigio e competenza storica che scava in profondità nel personaggio il quale per i novanta minuti della durata è praticamente sempre in scena. Ebbene, spesso è possibile vedere l’Avvocato mentre, in piedi, parla ad una platea oppure incede verso chi lo sta aspettando. Il suo sguardo è sempre puntato ben dritto e con fronte alta verso i suoi occasionali “spettatori” e lui tiene le mani nelle tasche della giacca lasciando i due pollici di fuori. Un particolare determinante per la letteratura psicanalitica il cui significato è quello della dimostrazione di potenza. E sul fatto che Gianni Agnelli fosse consapevole del suo ruolo di ultimo re d’Italia non vi possono essere dubbi.

    La fotografia di Andrea Pirlo con le mani completamente e perennemente in tasca, sempre stando a quanto si afferma nei “sacri testi”, rivela un carattere e uno stato d’animo assai diverso da quelli letti nell’aplomb dell’Avvocato. I pollici non sono fuori dalle tasche e ciò significherebbe un messaggio di “timidezza e di insicurezza” (cito testualmente”) da parte del soggetto in questione. Avendo conosciuto Pirlo quando a sedici anni venne presentato a Brescia dal suo mentore Mircea Lucescu come la futura del calcio, posso dire con una certa ragionevolezza che Andrea non è mai stato come ragazzo e come uomo un “sergente di ferro”. Educato, rispettoso ed elegante per comportamento. Anche timido, però. Ma ora il Maestro (elementare) è diventato Professore (universitario). Se si sente più tranquillo tenendo le mani in tasca, lo faccia pure badando di tenere i pollici fuori.

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