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  • Le sconfitte di Allegri sono le sconfitte di Agnelli, la Juve affonda e i tifosi vogliono un suo segnale

    Le sconfitte di Allegri sono le sconfitte di Agnelli, la Juve affonda e i tifosi vogliono un suo segnale

    • Nicola Balice
    Andrea Agnelli è un presidente che ha effettivamente creduto molto nel rispetto dei ruoli. Dopo il riassestamento dirigenziale del 2018, ai responsabili di area è stata sempre data reale fiducia. A cominciare da quella sportiva, con Fabio Paratici al timone. Così nel 2019, pur essendo favorevole alla conferma di Max Allegri, il presidente ha dato fiducia a Paratici (e Pavel Nedved), “avvertendoli” anche in sede di conferenza stampa d'addio del tecnico da cinque scudetti di fila: la staffetta con Maurizio Sarri non è mai stata realmente condivisa da Agnelli. Che pure un anno dopo avrebbe preferito confermare il piano di lancio del progetto Andrea Pirlo: prima l'Under 23, poi al momento giusto la Juve vera. Lui, il presidente bianconero, quell'8 agosto 2020 oltre ad esonerare Sarri avrebbe già richiamato Allegri, incompatibile però con Paratici che ha chiesto e ottenuto un'ultima occasione. Fallita l'operazione Pirlo, nessun rinnovo per Paratici, ritorno al passato con un anno di ritardo: richiamato Allegri appena in tempo per strapparlo al Real Madrid, contratto senza precedenti da 4 anni con maxi-ingaggio (7 milioni netti più bonus) e sostanziale carta bianca. Mossa, questa sì, fortemente voluta da Agnelli. Che non rinnega mai le proprie scelte né quelle della sua dirigenza, anche quando le cose non vanno come sperato. E pure ora che l'Allegri-bis si sta rivelando fina a prova contraria un progetto (non solo) tecnico disastroso, continuano a non arrivare segnali di ripensamento: per scelta o per forza, avanti con Max nonostante il partito dell'Allegri-out sia sempre più affollato e si inseguano le voci di potenziali sostituti, tra traghettatori (come Montero, ma siamo solo a settembre) e big su cui puntare per voltare pagina tra novembre e giugno.

    AGNELLI DOV'E'? - In tutto questo, Agnelli dov'è? Non fisicamente, si intende. A Monza non c'era, ma spesso il presidente bianconero non segue la formazione bianconera durante le trasferte di serie A, anche se in questo caso la sua assenza è stata notata più di altre volte dai tifosi. Quindi, Agnelli dov'è? È in una fase di riflessione e di osservazione. L'attuale momento non gli piace per niente, gli zero punti in Champions anche meno, andando via via più giù si arriva anche al caso delle confessioni al Corriere della Sera proprio ora che si dovrebbe solo “stare zitti e lavorare” per dirla alla Max. Agnelli è in una posizione scomoda, perché se Allegri non fosse blindato da quel contratto che lo rende intoccabile e che è frutto di una sua scelta, ora la Juve avrebbe con ogni probabilità già un altro allenatore. Ed è anche messo sulla graticola dai tifosi, che lo vorrebbero presente davvero anche nei loro confronti, a parlare dopo una sconfitta come quella col Benfica o con il Monza, ma anche come col Villarreal o il Porto: l'ultima volta che in un post-partita Agnelli ci ha messo la faccia è stata contro il Lione per dare sostanzialmente il benservito a Sarri, eccezion fatta per l'episodio della partita non disputata con il Napoli poche settimane dopo. I tifosi lo avrebbero voluto vedere e sentire anche dopo la Salernitana, per chiedere rispetto e far sentire la propria voce dopo un'autentica ingiustizia. Servirebbe un segnale, un messaggio, una decisione. Perché qualcosa va fatto, qualcosa va detto. Anche fuori dalle mura della Continassa, il popolo bianconero lo chiede a gran voce.

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