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  • Leccemania:| Non ci resta che vendere

    Leccemania:| Non ci resta che vendere

    • Stefano Meo

    Uscire dalla crisi passando la mano. E' quanto si augura il presidente del Lecce dopo la batosta rimediata col Genoa in casa - quarta sconfitta consecutiva - che ha gettato incertezza e sconforto sul futuro della squadra giallorossa. 'Questo calcio mi ha stufato, siamo pronti a lasciare': parole e musica di Pierandrea Semeraro dopo il kappaò numero 9 della sua squadra nelle prime 15 partite. Il ritornello che i tifosi sono abituati a sentire ad ogni inizio stagione è riecheggiato negli stanzoni del Via del Mare per ribadire quello che appare l'obiettivo principale di una proprietà certamente a disagio in un mondo pallonaro che non gli appartiene.

    In un momento delicatissimo della stagione, il primo dirigente ha inferto un colpo di grazia al morale di tecnico e giocatori sottolineando tra le righe che le disavventure agonistiche sono solo l'effetto di una causa che ha radici altrove. 'Se c'è qualcuno che può presentare un progetto migliore del nostro siamo sempre pronti a vendere' ha poi aggiunto tanto per ribadire un concetto già esternato da papà Giovanni lo scorso anno alla vigilia del campionato di serie B, insieme al solito 'pianto greco' sulle casse societarie. Da allora il cartello 'Vendesi' è in bella evidenza sul portone di Via Templari, e se qualcuno se ne dimentica, dopo ogni scivolone sul campo, la proprietà è pronta a ricordare la sua esatta ubicazione sperando che Paperon dé Paperoni bussi con una bella carriola di milioni.

    Al momento non si hanno notizie di una concreta azione societaria volta all'individuazione di una soluzione credibile né del prezzo richiesto, ed il rischio che il 'giocattolo' si rompa senza che ci sia nessuno disposto a ripararlo è reale. 'Se arriva un russo o un americano in grado di garantire alla società prospettiva valide, perché non cedere?' disse l'ex banchiere Giovanni mentre si apprestava ad organizzare nozze con i fichi secchi per l'ennesimo torneo di B che De Canio avrebbe poi vinto tra la sorpresa generale. Il resto è storia di oggi: un progetto virtuale, tanti giocatori in prestito che faranno bye bye a fine anno, nessun investimento, risultati disastrosi ed un tecnico che ha già presentato quattro volte le dimissioni in 11 mesi. Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

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