La vecchia Serie C rispecchia il difficile momento attraversato dal calcio italiano. Negli ultimi anni sono saliti agli onori della cronaca alcune società modello per serietà ed organizzazione come Sassuolo, Cittadella e Novara, che guarda caso sono tutte salite in Serie B. Adesso sono rimaste poche squadre che possono contare su presidenti generosi: ad esempio Benevento, Spezia, Verona e Cremonese. Basti pensare che queste ultime due sono riuscite a strappare alla concorrenza due allenatori contesi da categorie superiori come Giannini e Baroni, che ha detto 'no' alla Primavera della Juventus.

Purtroppo questi casi rappresentano solo un'eccezione: il panorama generale vede una serie infinita di società in crisi economica. Venerdì è scaduto il termine per depositare in Lega le liberatorie e molti club stanno lottando contro il tempo per riuscire ad iscrivere la squadra al prossimo campionato. Non è un mistero che esista il rischio di vedere sparire dal calcio alcune piazze importanti come Mantova, Foggia, Catanzaro, Arezzo, Rimini, Salerno, Gallipoli, Potenza, Cava, Legnano, Sesto e Vercelli. Così non si può andare avanti: bisogna restringere il numero delle società professionistiche e per farlo serve al più presto una riforma dei campionati.