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  • Lotito: 'Non impongo niente a Inzaghi. Milinkovic? È arrivata una super offerta'

    Lotito: 'Non impongo niente a Inzaghi. Milinkovic? È arrivata una super offerta'

    Il presidente della Lazio, Claudio Lotito ha parlato a tutto tondo dell'attuale momento del club biancoceleste. Dalla rabbia post-derby ad un importante retroscena su Milinkovic-Savic, al quotidiano "Il Tempo" Lotito racconta il momento che sta vivendo la sua squadra, a partire dalla notte insonne post-stracittadina:

    "E’ un problema che affronterò da domani (ride ndr). Anzi devo dire che sabato mi sono allenato due ore e mezza nel centro sportivo di Formello per scaricare la tensione, altrimenti sarebbe successo qualcosa, invece mi sono sfogato sulle attrezzature"

    Nessuna telefonata a Simone Inzaghi...
    "A caldo non si fanno mai rimproveri o considerazioni, soltanto a mente fredda. Il derby è stato una parentesi. Cosa ha sbagliato? Il mister saprà fare tesoro dei suggerimenti espressi dal club, dal direttore sportivo Igli Tare o dal club manager Angelo Peruzzi, ma mai in maniera coercitiva: non mi sono mai intromesso in questioni tattiche né condizionato le scelte di formazione, ognuno ha il proprio ruolo, posso solo dare dei consigli in base a quello che vedo, perché poi è il presidente a metterci la faccia e ad assumersi le responsabilità. Se ci sono scelte sbagliate, la colpa è la mia".

    Sulla mancata cessione di Milinkovic-Savic svela un retroscena: 
    "Lo dico con tutta onestà. Avevo preso un impegno con l’allenatore che non lo avrei venduto in questa stagione, anche se ho ricevuto un’offerta importantissima il penultimo giorno di mercato, avevamo un piano per sostituirlo ma non c’era tempo. Qualche benpensante ha ritenuto di anticipare la chiusura in mia assenza (era in campagna elettorale ndr), ma la Lega con questa delibera si è condannata da sola ad avere dei danni, togliendoci la possibilità di fare operazioni fino al 31 agosto come in Inghilterra, Spagna o Francia. Quando arriva un’offerta il 17 agosto e il 18 chiudere il mercato, non potevo cederlo, ma soprattutto per la promessa fatta al tecnico: sono abituato a rispettare gli impegni che prendo. 150 milioni? Le cifre non si dicono ma sicuramente era un’offerta indecente che penso nessuno in Italia avrebbe mai rifiutato, lo dico senza paura di essere smentito. Non lavoro per il denaro, a me piace vincere le sfide, vedremo se ho sbagliato o ho avuto ragione a farlo. Avrei potuto vendere tanto ma non l’ho fatto". 


    Lotito e i tifosi della Lazio a volte sembrano eccessivamente additati: 
    "Riguardo la tifoseria, è vero che è stata al centro della cronaca per alcuni atteggiamenti non compatibili con un tifo civile e rispettoso delle regole. Oggi lo posso dire, forse la mia azione ha portato anche a un cambiamento nei loro comportamenti anche se è rimasta la nomea negativa. Però gli altri compiono omicidi e nessuno ne parla, mentre contro i laziali si muove chiunque per la questione degli adesivi: farli passare per razzisti mi sembra esagerato. Anzi la Lazio è una delle società che fa tante cose, in silenzio, per le persone meno fortunate".

    Infine una battuta sulla sua presunta fede giallorossa:
    "Questa è un’altra invenzione che nasce da un fatto molto semplice. Quando ero ancora fidanzato con la mia futura moglie, mio suocero era proprietario della Roma insieme alla famiglia Sensi. Quindi è capitato di andare allo stadio a vedere le partite dei giallorossi con lui, ma poi l’ho convertito sulla via di Damasco e ora tifa Lazio per merito soprattutto di mio figlio. Dà lì è nata la storia di Lotito romanista, che festeggiava i gol della Roma". 

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