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Marchisio: 'Belotti alla Juve? Ora siamo messi bene. Perderei tutti e due i derby pur di vincere la Champions'
"Ho due figli juventini, Davide e Leonardo, e una moglie granata, Roberta. Ma da quando siamo sposati, 50 e 50. Alla mamma dicono che vince sempre la Juve. Mia mamma Anna sente il derby più di me: meglio che lo guardi a casa, almeno si sfoga in salotto. Sto cercando di evitare di fare colazione in giro, per non sentire gli sfottò: sono abbastanza permaloso e se mi attaccano sul derby e sulla Juve mi innervosisco".
"Il simbolo granata dei derby? Ferrante. L’icona juventina? L’esultanza di Maresca. Non fu profanazione? È una cosa personale e dipende dal momento: è diverso fare gol in un derby tirato, con molti falli, o segnare sul 4-0. Non so se l’avrei mai fatto, per carattere, ma da tifoso esultai: poi ci sta che gli altri si siano incazzati. I miei derby sono nati nella buonanotte di mio papà prima delle sfide con le giovanili, nell’aria che si respira in città: la Juve è classe, qualità, eleganza; il Toro grande carattere, fino alla fine. Ho imparato che il Toro non molla mai e, se non entri in campo con la testa giusta e la pelle dura, ti fai male. Noi favoriti, loro tosti".
"Iago Falqué, che è stato qui, sta dimostrando il suo talento, Ljajic è l’inventiva e Belotti un grande attaccante. Ma mi piacciono anche Baselli e Benassi. Mihajlovic per la persona che è, si assimila bene al carattere del Toro. E per le sue origini e l’esperienza, sa dare le energie e le motivazioni giuste per queste sfide. Clausola da 100 milioni per Belotti: una follia? No, basta guardare Higuain o in Spagna: spero che serva per non mandarlo all’estero. Lo prenderebbe alla Juve? È bravissimo, ma noi ora siamo messi bene. Due uomini per domenica? Belotti e Chiellini".
"Dybala ha detto che ha imparato la Juve da me: i miei maestri? Non avevo che l’imbarazzo della scelta: Nedved, Buffon, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, campioni del mondo e d’Europa. Pavel era criticato perché dicevano si buttasse, ma la verità è che subiva tanti falli, prendeva calci e io non l’ho mai visto su un lettino o lamentarsi per una botta. Vedere uno che non si fermava mai, che non lo potevi scalfire, notare cosa dovevi sopportare per arrivare. Ecco, mi ha fatto capire cos’è la Juve. Senza una parola, bastava guardarlo: non mollare mai".
"Dieci anni fa la prima partita tra i grandi: cosa ricordo? A Bari, contro il Martina Franca, dentro uno stadio quasi vuoto: non mi sembrava nemmeno di esordire con la Juve. Allora, ricordo quando entrai con il Frosinone, all’Olimpico. Non pensavo: 'Giocherò qui dieci anni'. Non puoi mai farlo. Volevo giocare con la maglia che ho sempre amato, ma questo è un lavoro in cui vieni giudicato ogni tre giorni. E allora devi sempre dimostrare qualcosa, anche dopo cinque scudetti. Se hai la pancia piena, sei finito".
"Spero tanto di finire qui la carriera, già è stata una gioia l’ultimo contratto, che per me è un patto: continuare a vincere e insegnare ai giovani quello che dissero a me. Se Allegri non la mi fa giocare mi arrabbio, ma non sono uno che lo urla davanti a tutti: me lo tengo dentro e poi cerco di sfogarmi in campo. Fuori col Toro sarebbe peggio? Mi incavolerei di più, anche perché ora fisicamente mi sento davvero bene. Perderei tutti e due i derby in cambio della Champions? Va bene. Ma è l’unico baratto che farei".