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  • Marocco, per vincere i Mondiali non bastano i rigori. In finale due opzioni, Messi rischia per via dell'Argentina

    Marocco, per vincere i Mondiali non bastano i rigori. In finale due opzioni, Messi rischia per via dell'Argentina

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Delle due, l’una: o la stessa finale di quattro anni fa (Francia-Croazia) o un grande classico (Argentina-Francia). Escludo il resto. Ovvero: Marocco-Argentina o Marocco-Croazia. Il pronostico per l’epilogo del Mondiale di domenica 18 non segue percorsi acrobatici, ma le linee rette della logica. E’ vero che il calcio spesso logico non è (per esempio in Marocco-Portogallo), ma non rilevare che delle quattro semifinaliste la Francia sia, per individualità e rosa, la più forte sarebbe una forzatura. E’ più forte della Croazia, che pure è molto dotata a centrocampo, e lo è molto di più dell’Argentina che ha Messi, ma non una difesa imperforabile e un reparto centrale senza fuoriclasse (a meno che non parliamo di Di Maria il quale, però, sta facendo l’attaccante).

    ARGENTINA-CROAZIA  - Sono due Nazionali che si equivalgono. Ed entrambe, con percorsi diversi, hanno dimostrato di non sentirsi mai fuori. Messi e compagni sono cresciuti lentamente, ma nel quarto di finale, contro l’Olanda, avrebbero meritato di vincere prima dei calci di rigore. L’Olanda - la mia possibile sorpresa - è stata inferiore sia fino all’intervallo del primo tempo, sia nel secondo tempo dei supplementari. L’Argentina aveva fatto di più e avrebbe dovuto chiudere prima il confronto. Alla semifinale con la Croazia arriva con il morale alle stelle: una squadra “distrutta” dalla sconfitta con l’Arabia Saudita e, di fatto, obbligata a vincere sempre, si ritrova ad un passo dalla finale grazie ad un significativo spirito di gruppo e al sacrificio di tutti. Il rischio è di ritenere quanto fatto già un’impresa. Ovvero: i calciatori dell’Albiceleste hanno tutti una mentalità vincente? Messi, di sicuro, l’ha mostrata nei momenti difficili, ma non so se la stessa straordinaria voglia ce l’abbiano gli altri. E’ dalla testa, dunque, prima che dalle gambe, che passa la qualificazione.

    Quanto alla Croazia, rivendico di essere stato il primo a definirla, su Sky Sport 24, la più brasiliana delle Nazionali europee. E questo, naturalmente, perché il tasso tecnico è molto elevato. Modric, anche se in un altro ruolo, è il Messi slavo, Brozovic è il maratoneta (e non solo) del centrocampo, Perisic è in forma smagliante. Manca, per la verità, un attaccante credibile, ma una partita può dire pure una mezza menzogna e cioè che in una semifinale un attaccante puro non serva. Giroud (di cui parlerò più avanti), al Mondiale di Russia 2018, non solo non segnò nemmeno un gol, ma non tirò nemmeno in porta in sette partite. Eppure la Francia divenne campione del mondo. 

    Alla Croazia va riconosciuto una caratteristica: riesce a dimostrare che le partite non sono mai finite. Ha rimontato nei supplementari con il Brasile, ha vinto perché sa tirare meglio di tutti i calci di rigore e perché i suoi calciatori non hanno paura. La tensione non sanno nemmeno cosa sia.

    FRANCIA-MAROCCO - La sfida post coloniale ha un favorito unico ed è la Francia. Il problema, per gli uomini di Deschamps, sarà quello di segnare un gol. Dopo, il più dovrebbe essere fatto perché il Marocco non ha punte che possano sovvertire la gara. Certo, i nordafricani giocano da squadra più di quanto faccia la Francia che ha talento immenso, ma non sempre connesso. Sbaglieremmo a ritenerla solo la partita di Mbappé o di Giroud, la squadra francese sa andare a segno anche con i centrocampisti e persino con i difensori. Ma certo, soprattutto Mbappé sposta la bilancia dalla sua parte. Attenzione, però, ad una basilare considerazione tattica: Mbappé ha bisogno di spazio e contro il Marocco non ne troverà, almeno fino a quando la partita non si sbloccherà - se si sbloccherà - a vantaggio dei Bleus. E laddove l’attaccante riuscisse a saltare uno o più avversari si ritroverà inesorabilmente raddoppiato. Contro l’Inghilterra, Mbappé non è stato brillante. Con il Marocco, invece, è obbligato a esserlo. L’importante è che non voglia fare come Cristiano Ronaldo: ritenersi più importante del gioco e della squadra. E’ vero che in un Mondiale il campione o il fuoriclasse possono essere determinanti, ma chi non ce li ha, e gioca  comunque da squadra coesa, viene premiato.

    E’ il caso, naturalmente, del Marocco per cui si sono giustamente sprecati le aggettivazioni più altisonanti. Niente da dire sulle opinioni altrui. Ma, se come ho fatto io insieme a pochi altri, facciamo un’analisi, anche solo contabile, delle occasioni e delle situazioni create dal Portogallo, dobbiamo dedurne che il successo del Marocco ai quarti è stato più fortuito che meritato.

    Peggio se giudicassimo rigorosamente il tipo di calcio con cui si è espresso: un atteggiamento marcatamente, per non dire, esclusivamente difensivo, esaltato da prestazioni “eroiche” dei reparti. La fase di non possesso palla è stata svolta benissimo (dieci uomini dietro la linea della palla), ma non credo che, come con la Spagna, il Marocco possa puntare solo ai calci di rigore per provare a vincere la partita. Meno che mai se si tratta della semifinale mondiale. Comunque, a scanso di equivoci, il Marocco è nelle prime quattro perché ha studiato e applicato una strategia adatta ad un torneo breve (sette partite) che, dopo le prime tre, prevede il dentro o fuori. Però non mi sembra intellettualmente onesto dire che penso al Marocco in finale o, più ancora, campione del mondo. Tuttavia l’anno dell’Africa potrebbe anche essere arrivato. E nel modo che tutti meno si aspettavano. Ovvero con la tattica degli europei. Chi ricorda la Grecia all’Europeo vinto in Portogallo?    

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