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  • McKennie e il razzismo: 'Negli States non mi sento accettato, in Germania mi chiamavano scimmia di m...'

    McKennie e il razzismo: 'Negli States non mi sento accettato, in Germania mi chiamavano scimmia di m...'

    Weston McKennie, centrocampista della Juventus, si racconta a SportS Illustrated, andando a toccare il tema razzismo e di come lo ha vissuto tra States e Germania: "Sono tornato a Dallas e avevo paura di guidare di notte. Rappresento una nazione che a volte non mi accetta, soltanto per il colore della mia pelle. Sono un calciatore, e agli occhi di molti posso contribuire allo sviluppo del calcio americano. Ma sono anche un essere umano, non posso far finta di niente e rappresentare così un paese che non mi accetta. Se la nazionale non dovesse supportare il movimento o i calciatori che vivono queste situazioni, direi qualcosa. Ne parlerei con miei compagni e se non mi dovessi sentire a mio agio potrei, sì, perché no, decidere di non partecipare al ritiro". 

    IN GERMANIA - "C’era questo tizio sugli spalti (era una partita di Coppa, tra Schalke 04 e Drochtersen), mi chiamava una ‘scimmia di me...’ e faceva versi insieme ad altri insulti razzisti. Ho sempre cercato di non abbassarmi al livello di queste persone, di non dargli attenzione. Ma per me era la prima volta, era così surreale e non sono riuscito a capirlo, non sono riuscito a trattenermi e ho reagito. È stata la mia prima volta. Sono stato chiamato black o scimmia. Ma in quel momento qualcosa è scattato: capita a tutti, non solo sul campo da calcio. E non c’è sempre una recinzione a separarle. È stata la mia prima volta e mi sono reso conto che stava davvero accadendo. Non perché i media lo avessero esaltato, e non è che fossi particolarmente sensibile. Semplicemente, stava accadendo".

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