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  • Milan, mandando via Maldini la proprietà dà un calcio al passato e uno al futuro

    Milan, mandando via Maldini la proprietà dà un calcio al passato e uno al futuro

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Sono passati 3 anni e mezzo da quando Ibra è atterrato per la seconda volta sul pianeta Milan. Lo abbiamo detto e ripetuto in continuazione all’interno di questa rubrica: non solo a livello simbolico, ma anche nei fatti lo svedese ha dato una nuova svolta alla storia della società rossonera. Merito suo e di chi l’ha fortemente voluto per provare a restituire ai colori rossoneri e a Milanello la dignità perduta di uno dei club più importanti del calcio mondiale. Maldini (inizialmente con Boban)-Pioli-Ibra hanno costiuito la “triade” che ha riportato il Milan ai vertici del calcio nazionale e internazionale.

    Lo hanno fatto in pochissimo tempo e con pochissime risorse. Attraverso la cultura del lavoro, l’attaccamento alla maglia, l’orgoglio di appartenenza e la voglia di “non perdere”, che spesso è ancora più importante della “voglia di vincere”. Insieme e “da squadra” prima fuori e poi dentro al campo, hanno fatto crescere giovani di talento e hanno ricostruito un ambiente e un’atmosfera che si erano ormai perduti. La gente è tornata a “credere” nella squadra per cui tifava. E come i tifosi anche i giocatori che ne indossavano la maglia. Questo è stato il più grande merito del “condottiero” Ibra. Ha reso “credibile e possibile” il progetto di Maldini. E per questo triennio abbondante, molto più che per il biennio di 10 anni fa, i milanisti dovranno sempre essere grati a Zlatan Ibrahimovic. Dopo la sua gara d’addio contro il Verona Pioli ha rilasciato una dichiarazione molto significativa: “Ibra lascia una squadra molto diversa da quella che ha trovato nel 2020”. Il tecnico rossonero ha ragione. Nei singoli, nel gruppo e nell’ambiente. E quest’ultima stagione ne è la dimostrazione. In campo Ibra non c’è praticamente mai stato, nello spogliatoio c’è stato molto meno degli altri anni. In pratica il Milan ha già cominciato il processo di “indipendenza” da Ibra. E ciononostante l’ultima è stata, risultati alla mano, quella che abbiamo già definito la “miglior stagione” dell’era Maldini, poiché i rossoneri sono stati competitivi sia in ambito nazionale sia in ambito internazionale.

    Per la prima volta dopo un decennio. Ciò significa che il Milan è tornato competitivo “indipendentemente” da Ibrahimovic. E questo è un aspetto molto importante per il prossimo futuro. Dall’altra parte bisogna considerare che Ibra o non Ibra, le risorse economiche e la politica societaria non cambiano. Come già detto più volte, i tifosi devono mettersi in testa che questo non è il Milan di Berlusconi e il fine ultimo di questa proprietà non è quello di conseguire primati sportivi, bensì risultati economici. Ovviamente molti di questi passano dal ritorno a una stabile competitività, ma non necessariamente dalla vittoria. Per questo motivo è inutile illudersi aspettando rinforzi tecnici in grado di elevare il livello della rosa. E’ invece importante capire che anche il mercato di quest’estate sarà finalizzato a cercare profili di prospettiva in grado di crescere negli anni oppure giocatori a basto costo (soprattutto di ingaggio) alla ricerca della valorizzazione. Le prime mosse dimostrano che la filosofia è proprio questa. Invece di riscattare da Real Madrid Brahim Diaz dopo averlo fatto crescere in maniera tangibile, il Milan preferisce “scommettere” su Kamada a parametro zero.

    La filosofia di questo Milan è quella di continuare a costruire un progetto tecnico che permetta di mantenersi a un buon livello di risultati contenendo sempre i costi. E questa filosofia, purtroppo, spesso non fa rima con “vittoria”. Soprattutto per questo motivo è arrivato l’epilogo del rapporto tra Maldini e il Milan, un epilogo che già sarebbe potuto arrivare un anno fa. Soltanto lo scudetto e il fatto che Furlani non fosse ancora sul ponte di comando lo hanno rimandato. I rapporti tra Maldini e Furlani non sono mai stati buoni, come dimostravano le famose “deposizioni” al Tribunale del lavoro durante la “causa Boban”. La sensazione è che quella svolta storica realizzata da Maldini insieme a Ibra si interrompa qui. Mandando via Maldini Cardinale e la nuova proprietà non danno solo un calcio al passato del Milan, ma anche al futuro.

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