Milan, lampi del vero Calhanoglu: tre anni di sacrificio, la ricetta di Rangnick per esaltarlo
LE CONDIZIONI PER BRILLARE - A prestazioni convincenti, infatti, ha spesso alternato black-out di rendimento: colpa, probabilmente, anche della troppa duttilità. Difficile - anzi, impossibile - trovare allenatori che hanno saputo rinunciare a lui: da Montella a Gattuso, da Giampaolo a Pioli, Calhanoglu è sempre stato un punto fermo. Usato, spremuto, adattato: il turco ha giocato in ogni zona del campo, dalla mezzala all'esterno d'attacco, collezionando 91 presenze e percorrendo su e giù i campi d'Italia ed Europa. All'orizzonte, per lui, c'è una conferma dettata da Ralf Rangnick, che da tempo lo apprezza, e un rinnovo già pronto. Per Calhanoglu sarà la quarta stagione in rossonero, quella della certezza. Il turco è ormai un punto fermo, dovrà esserlo soprattutto in campo: le ultime uscite hanno confermato quanto di (molto) buono aveva già fatto vedere ai tempi del Bayer Leverkusen. Dà il meglio di sé dietro le punte, sulla trequarti, dove viene anche liberato dal giogo della copertura e da compiti difensivi. Fin qui, infatti, gli è stato chiesto probabilmente un eccessivo sacrificio, che lo ha portato ad essere poco lucido negli ultimi 30 metri. Riposizionarlo nella zona preferita, al contrario, restituirebbe fiducia al ragazzo e vantaggi al Milan, pronto a beneficiare di quella balistica tante volte osannata da Rino Gattuso. Calhanoglu ha mostrato i primi segnali, ora occorre metterlo nelle condizioni di confermarsi: il Milan di Rangnick ripartirà (anche) da lui.