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  • Milan, stadio a La Maura: c'è un nuovo indizio

    Milan, stadio a La Maura: c'è un nuovo indizio

    • Redazione CM
    Un nuovo stadio, il primo possibile. Il Milan ha dato la priorità al nuovo impianto e vuole avere le risposte che cerca nelle prossime settimane. Domani è atteso in Italia Gerry Cardinale, numero uno dei RedBird, che sbarca con l'obiettivo di accelerare riguardo all'area sul quale sorgerà la nuova casa. Che sarà solo rossonera, senza il coinvolgimento dell'Inter. Non c'è ancora l'ufficialità, ma la decisione è stata presa: resta da decidere se verrà costruito a Milano, nell'area de La Maura (in via Lampugnano 95, nella zona nord ovest, fra i quartieri di San Siro, Lampugnano e il parco di Trenno), a meno di cinque minuti in macchina dal Meazza, o fuori dal perimetro cittadino, nell'area dell'ex Falck a Sesto Giovanni oppure in zona sud, a San Donato o ad Assago-Rozzano (nell'area Cabassi, finita sotto la lente d'ingrandimento anche dell'Inter). La prima scelta di Cardinale è quella dell’ippodromo La Maura in cui convergerebbe, oltre allo stadio, anche «Casa Milan». Il sindaco Sala attende per fine mese, al massimo a inizio aprile il masterplan, che di fatto sarebbe una rinuncia formale all'idea di un impianto con l'Inter. Rinuncia che ancora non è arrivata

    IL MILAN PRNEDE TEMPO - Ma gli indizi sono tanti. L'ultimo la richiesta di una proroga, da parte della società rossonera, di altri tre mesi per consegnare al Comune i «requisiti soggettivi», cioè le carte che certificano la proprietà della squadra, richiesti ai due club per poter andare avanti sul piano A, che prevede la demolizione del Meazza e la realizzazione accanto alla Scala del Calcio di un nuovo stadio in comune tra Milan e Inter. Come scrive il Corriere della Sera se l’Inter ha corrisposto almeno in gran parte alla richiesta di Palazzo Marino in quanto committente del progetto della Cattedrale, il Milan ha appunto chiesto una proroga di 90 giorni per presentare al Comune i documenti societari. In sostanza, si tratta di un ritardo dovuto a "mere questioni tecnico-burocratiche", che non è altro che un modo per temporeggiare. In attesi di sviluppi sugli altri fronti.


     

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