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  • Moggi a CM: 'In tanti mi hanno cercato. Ottimi rapporti con la Juve. Calciopoli...'

    Moggi a CM: 'In tanti mi hanno cercato. Ottimi rapporti con la Juve. Calciopoli...'

    • Antonio Martines
    Luciano Moggi, al netto di tutto quello che è accaduto negli ultimi dieci anni, nell'immaginario collettivo di chi lo ama o lo odia, resta comunque un grande intenditore di calcio. Lo abbiamo interpellato per avere un suo parere sull'attuale momento storico della Juve e del calcio italiano in generale, e come al solito il suo pensiero non è mai banale.

    Nel 2005 lei riusci a siglare un grande contratto di sponsorizzazione con la Tamoil di Gheddafi, all'epoca la Juve era tra le primissime società per fatturato, secondo lei riuscirà a ritornare ai livelli di quegli anni, e soprattutto che margini di crescita ha l'attuale società?
    "Si quello fu un accordo molto importante e le nostre intenzioni erano quelle di crescere ulteriormente proseguendo su quella strada, molto probabilmente ci saremmo riusciti se non ci fosse stato di mezzo calciopoli. Adesso non conosco nel dettagli quelli che sono i piani di sviluppo degli attuali dirigenti, però le posso dire che il nuovo stadio nasce grazie ad una nostra idea. Il nostro modello di riferimento sono state sempre le squadre inglesi e in particolare il Man.Utd con l'Old Trafford, un impianto che funziona da tutti i punti di vista e che genera introiti enormi non solo legati alla singola partita ma anche per tutte le attività secondarie che ci sono. In origine lo stadio che avevamo in mente noi era leggermente più grande di quello attuale, ma alla fine calcolando la media delle presenze negli anni si decise di optare per una capienza di 40.000 spettatori, che secondo me, almeno per il momento va più che bene".

    Che cosa ne pensa del progetto della Juve di aprire una catena di hotel e ristoranti in giro per il mondo, in modo da poter aumentare cosi il proprio fatturato annuale?
    "Non sono a conoscenza di questo progetto, bisognerebbe chiedere agli attuali dirigenti, però al di la di questo posso dire che la Juve attuale dal punto di vista della gestione economica si sta dimostrando brava come ai nostri tempi. Dal punto di vista sportivo invece bisogna dire che attualmente sta vivendo un grande ciclo soprattutto in Italia ma all'estero ancora non è ai livelli che riuscimmo a raggiungere noi, però non è detto che non ci riesca in futuro".

    Secondo lei il calcio italiano sarà in grado di ritornare ai fasti che gli competono, visto l'attuale momento politico e sportivo che sta vivendo?
    "Difficile dirlo, attualmente non siamo al livello degli altri grandi campionati, servirebbero investimenti e un cambio di mentalità e da questo punto di vista attualmente si salva solo la Juventus. Per uscire da un momento storico negativo come questo bisogna puntare soprattutto su giocatori giovani e italiani, e solo i bianconeri sembrano averlo capito, e infatti vincono sempre. Personalmente credo che non sia bello vedere certe squadre composte per dieci undicesimi da stranieri... Ai miei tempi quando ero alla Juve abbiamo puntato sempre su uno zoccolo duro composto da italiani, e poi su quello facevamo degli innesti importanti con qualche straniero di alto livello, ma la base doveva sempre essere italiana".

    Che cosa pensa di Real Madrid, Barcellona e del loro strapotere economico, secondo lei è tutto frutto del loro enorme fatturato, oppure in qualche modo c'è qualche trucco, visto che anni fa soprattutto per quanto riguarda il Real Madrid, si vociferava di importanti aiuti da parte delle banche?
    "Riguardo eventuali aiuti delle banche non so niente, ma ad ogni modo Real e Barcellona sono due grandi società e possono permettersi acquisti clamorosi con delle cifre altissime. Però poi non sempre certi acquisti si dimostrano giusti e certe volte alcuni giocatori sono stati strapagati, come ad esempio nel caso di Bale. Va detto comunque che loro grazie a questi giocatori hanno aumentato moltissimo il merchandising, grazie all'enorme quantità di magliette che poi si vendono".

    Da questo punto di vista lei fece un grande affare vendendo Zidane, ma non crede che la Juve invece debba un po' seguire l'esempio del Real e del Barcellona? Mi spiego meglio: a Torino si dice da sempre che i giocatori passano ma la Juventus resta, però le due spagnole hanno dimostrato proprio a partire dal 2000 che acquistando grandi fuoriclasse il loro prestigio cresce sempre di più aumentando cosi il valore del brand e i relativi introiti economici, secondo lei la Juve in tal senso non dovrebbe puntare di più sui grandi nomi, cercando possibilmente di tenerli il più a lungo possibile?
    "Noi riuscivamo a comprare gente come Trezeguet, Henry, Ibrahimovic e altri del genere, oggi comprare giocatori di questo calibro è più difficile, perché simili campioni preferiscono giustamente altri campionati dove vengono loro corrisposti ingaggi più elevati rispetto alla nostra serie A. Quindi quel modello in questo momento non è possibile, la Juve punta soprattutto sui giovani e sugli italiani per costruire una base da migliorare anno dopo anno. Giocatori come Buffon e Chiellini c'erano già ai miei tempi e ci sono ancora oggi, ciò significa che i giocatori italiani sono fondamentali e adesso non sarà facile sostituirli, ma la Juve sta proseguendo su quella strada e sono convinto che sia la strada migliore".

    In che rapporti è con la Juve attuale?
    "Sono rimasto in ottimi rapporti con la Juventus e con Andrea Agnelli".

    Le piace Dybala, e secondo lei in prospettiva può diventare uno dei primi tre giocatori al mondo?
    "Si Dybala mi piace molto, ma adesso non esageriamo, ci vuole tempo per capire veramente dove può arrivare e certi discorsi mi sembrano prematuri. L'argentino gioca nella stessa posizione e nello stesso ruolo di Del Piero e per adesso sta facendo molto bene e si sta dimostrando all'altezza della maglia e dei suoi predecessori, ma dove potrà arrivare è ancora molto presto per dirlo".

    Lei chi preferisce tra Allegri e Conte?
    "Sono due ottimi allenatori e li stimo entrambi, non ho preferenze tra i due".

    Secondo lei sarebbe possibile una riforma della attuale Champions League, pensando invece ad un vero e proprio campionato europeo per club?
    "Non penso che una cosa del genere sia fattibile, perché significherebbe togliere molta importanza ai singoli campionati nazionali, per cui credo che l'attuale formula vada più che bene, visto il successo che ha e il giro di denaro che produce".

    Sono passati ormai quasi 10 anni dallo scoppio di Calciopoli, che cosa le resta di quel periodo e soprattutto lei si sente una sorta di capro espiatorio?
    "Come ho già detto in passato, le telefonate le facevano in tanti, quelle telefonate poi sono state ascoltate e all'interno di queste non è mai stato trovato nulla di realmente compromettente. Anzi da questo punto di vista credo che lo fossero molto di più quelle che venivano fatte per conto dell'Inter. Questo mi è costato uno scontro col figlio di Facchetti, che mi ha querelato, ma alla fine ho vinto io e il giudice mi ha dato ragione. Però adesso per me questa storia è finita e non mi va di parlare di una persona che non c'è più. Riguardo Calciopoli posso solo dire che che tutto il processo è stato montato sulla base di un reato che poi a tutti gli effetti non esisteva. In quel periodo non c'era nessuna regola che proibisse ad un dirigente di parlare al telefono con i designatori degli arbitri ed esponenti della federazione".


    In questi anni qualcuno le ha proposto di lavorare?
    "Di proposte ne ho avute tante in questi anni, mi hanno cercato tante volte, ma ormai faccio il giornalista e sto bene cosi".

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