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  • Montella, Donnarumma, Locatelli e Abate: riecco il Milan dei milanisti

    Montella, Donnarumma, Locatelli e Abate: riecco il Milan dei milanisti

    • Angelo Taglieri
    Il Milan ha ritrovato entusiasmo, gioco, vittorie e un trofeo che mancava dal 2011. Non solo questo però... C'è qualcosa che va al di là dei dati, dei numeri, delle statistiche e delle coppe da spolverare nella affollata bacheca di via Aldo Rossi: un ritrovato e sentito spirito rossonero. Qualcosa che si era perso da quella sfida con il Novara del 13 maggio 2012, quando un gol di Inzaghi, le lacrime di Zambrotta, la testa fiera e alta di Gattuso e i saluti di Nesta chiudevano di fatto un'era. Fatta di vittorie e professionalità, partita con Baresi, portata avanti da Tassotti, Galli, Ancelotti, Albertini, Costacurta e Maldini. Poi c'è chi ci ha provata da solo a portare avanti quell'essere milanisti che ha fatto la differenza nella storia del Milan: Christian Abbiati, che lo scorso anno ha salutato il suo stadio, con il volto segnato dalle lacrime.

    PASSAGGIO DI CONSEGNE - E proprio lì c'è stato un passaggio di testimone, con il tedoforo Abbiati, ultimo custode del passato, che consegna nelle giovani mani di Donnarumma il fuoco della passione milanista. Ci sono giovani come Donnarumma, Locatelli e Calabria che dai pulcini fino alla Prima Squadra hanno vissuto ogni partita del Milan come se fosse una questione di vita o di morte. Ma non la loro, quella del Milan. Che, come una Fenice, pare rinascere dalle ceneri del passato, grazie ai suoi giovani, capaci di riaccendere la passione dei più anziani. Antonelli, rossonero di fede e di formazione, dopo un lungo peregrinare è tornato a casa. Poco spazio con Montella, ma mai una parola fuori posto e il massimo dell'impegno, sempre. Così come De Sciglio, che di spazio però ne ha di più del collega: prestazioni discontinue, ma un atteggiamento che non si era finora mai visto. E Abate? Il terzino, capitano per l'assenza di Montolivo, sta disputando la stagione migliore della sua carriera, mostrando doti da leader sorprendenti.

    GLI STRANIERI - Poi ci sono anche gli stranieri che, pur essendo arrivati dopo, nati calcisticamente in altre latitudini, sembrano aver questa maglia tatuata addosso. Tre esempi su tutti: Kucka, "rossonero sin da bambino" (parole suo); Suso, è arrivato al Milan gratis, è andato a Genoa e, tornato dalla porta principale, in grande stile; e Pasalic, il rigorista decisivo della Supercoppa. Tre giocatori che parevano smarriti: il primo doveva andare in Turchia, il secondo era dimenticato negli angoli più bui di Liverpool, e il terzo, talento fragile, sembrava avesse smesso di fare il calciatore per i problemi fisici. Rilanciati dal Milan, sembrano dei veri e propri casciavit.

    MISTER ROSSONERO - Ah, poi c'è Montella. Nato a Napoli ma milanista sin da bambino. "Maradona? No, meglio van Basten". La maglia rossonera non l'ha mai indossata, ma ora siede sulla panchina del suo cuore. Si è parlato tante volte di "Milan ai milanisti", fallendo però con Seedorf, Inzaghi e Brocchi. Non basta essere milanisti sul curriculum, bisogna sentirsi milanisti. E un ciclo che si era chiuso con le lacrime di Gattuso e compagni, si è riaperto con il pianto di festa del giovane Locatelli a Doha.  Finalmente il Milan ai milanisti!

    @AngeTaglieri88

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