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Montero si confessa: 'Sogno di allenare la Juve. Allegri può vincere la Champions'

Montero si confessa: 'Sogno di allenare la Juve. Allegri può vincere la Champions'

La rivista Magazine Futbol Tactico ha intervistato in esclusiva Paolo Montero. Una conversazione, quella con l'ex difensore della Juventus e attuale tecnico del Club Atletico Colòn (squadra di Santa Fe, in Argentina), che ha toccato anche il passato bianconero dell'uruguaiano. 

Come si sta in panchina? "Bene, lavoro tranquillo e con grande piacere".

Il calcio del Sudamerica è uguale a quello europeo? "La verità è che gli allenatori sudamericani non hanno molto materiale per pianificare e per lavorare, fanno i miracoli, per questo il tecnico argentino e quei pochi uruguaiani che vanno in Europa vincono grazie all'immaginazione e l'improvvisazione. Qui spesso parlare di pianificazione è una follia". 

Alla Juve la situazione è così diversa? "Non solo alla Juventus: sono stato quattro anni all'Atalanta, un club di fascia media in Serie A, ed è una società molto più organizzata di qualsiasi grossa squadra del calcio uruguaiano".

Con quale dei tuoi vecchi allenatori hai potuto parlare di calcio, per migliorare in questa nuova esperienza? "Con tutti quelli che ho avuto. Lippi, Menotti, Lavolpe, Careca, el Tata Martino. Gente sudamericana che ha vinto ma che è partita dal basso. Martino, Lippi e Careca sono i profili in cui mi identifico".

Ti vedi un giorno nel posto che ha occupato Lippi alla Juve? "Spero di avere l'occasione di allenare la Juve un giorno, ma attualmente questa non è la realtà. Il mio lavoro adesso è con il Colòn, sono in una squadra argentina importante. E' questo che sto facendo e speriamo che un domani possa avere il futuro di Lippi alla Juve". 

Prenda per esempio Zidane, suo compagno nella Juve e allenato da Lippi: cosa le sembra del suo lavoro in questo anno con il Real Madrid? Se lo sarebbe immaginato? "Più o meno, me lo immaginavo. Si merita tutto ciò che di buono gli è accaduto, credo che abbia le qualità per essere un allenatore di successo".

E' riuscito a parlargli? "Sì, dopo la finale di Champions. In tutte le interviste mi chiedono di lui, e secondo me alla mia epoca Zidane e Ronaldo sono stati i migliori giocatori del mondo. Ma il francese non è stato soltanto un grande giocatore, e adesso un grande allenatore: è una persona straordinaria, incredibile nella sua umiltà".

Crede che il Real Madrid abbia trovato in Zidane il suo Guardiola? "Penso di sì. Come Guardiola, Zidane è una persona molto carismatica, si identifica nel club. Lo prova il fatto che si è fermato a vivere a Madrid dopo aver chiuso la carriera da giocatore"

Non solo ricordi piacevoli in quella Juventus stellare: si pensi alle tre finali perse in maglia bianconera. Che sensazioni prova dopo aver digerito quei momenti? "Tristezza, niente di più. Perché abbiamo costruito un ciclo bellissimo, ma dei secondi nessuno si ricorda. Si gioca per vincere, contro grandi squadre, ad un livello molto alto. Con squadre di alto livello è normale perdere, sono partite in cui qualsiasi giocatore ti può risolvere la finale in un istante".

Quale fu la sconfitta più dolorosa? "L'ultima, all'Old Trafford contro il Milan ai rigori".

E le finali contro Dortmund e Real Madrid? Pagaste la pressione di essere favoriti? "No, perché con il Dortmund dominammo tutta la partita, ma la perdemmo nei dettagli. Contro il Real Madrid fu una finale molto simile. Il loro gol scaturì da un rimpallo, in cui Mijatovic si trovava in fuorigioco. Lo vidi dopo in televisione, non lo sapevo. Comunque sono situazioni che possono accadere in una partita, e questo non toglie il merito ai blancos. Se meritavamo di vincere quelle due finali? Sì, ma la coppa alla fine la sollevarono gli altri".

La Juve di Allegri può vincere la Champions League? "Questa Juve è di proprietà della famiglia Agnelli, e da sempre quando c'è un Agnelli la Juventus attraversa una fase vittoriosa. Stanno lavorando molto bene, c'è una differenza enorme rispetto agli altri top club in Italia come Inter, Milan, Lazio, Roma, Fiorentina. Credo che con gli affari chiusi la scorsa estate la Juve sia fra le candidate al titolo". 

Una Juve che si basa su un pilastro: i suoi tre difensori centrali, Barzagli, Chiellini e Bonucci. Sono i migliori nel ruolo? "Secondo me sì, lo sono. Difensori di questo livello ce li hanno poche squadre: Piqué, Ramos, Pepe, Mascherano, Boateng, Hummels e pochi altri. La Juve ha un trio impenetrabile dietro, sono tra i migliori del mondo".

Dei tre, quale le piace di più? "Si completano a vicenda, ognuno ha le proprie caratteristiche. Chiellini è il tipico centrale italiano vecchio stampo, rapido e forte. Bonucci è un giocatore con più stile, come poteva essere Fernando Hierro ai miei tempi. E' tecnicamente impressionante, è quello che crea più gioco fra i tre. Sembra che giochi a calcio senza sporcarsi, sempre elegante, come era Hierro. E poi c'è Barzagli, che è un'altra specie di difensore italiano, uno stopper di un livello tale che per l'attaccante avversario è impossibile scappare".

Parlando del suo passato come difensore, non so se la disturbano le critiche secondo cui lei era molto aggressivo. In una sua intervista ha affermato che dava calci per il piacere di farlo, come accadde con Totti in una partita contro la Roma. "Non mi hanno mai dato fastidio e neanche adesso mi disturbano perché sinceramente non mi interessano le opinioni della gente. Nell'episodio di Totti stavamo perdendo per 3-0 e lui si mise a giocherellare con la palla. Ci stava prendendo in giro, così la mia reazione fu di dargli un calcione. Ho vinto spesso contro la Roma durante la mia carriera in bianconero, e nessuno dei nostri giocatori ha mai tenuto un simile comportamento. La mia risposta non fu un gesto derivante dalla pazzia, ma la mia critica a Totti per il suo modo di comportarsi".

Passiamo infine a una domanda più piacevole: ha detto che sogna in futuro di allenare la Juventus. Ebbene, se questo accadesse domani, come sarebbe la Juve di Montero? "Per prima cosa una squadra aggressiva, che si stabilisce a centrocampo per pressare. A me piacciono le squadre che hanno questa intensità e che sanno giocare bene a pallone. Però è come diceva Cruyff: per avere uno stile devi possedere gli strumenti adeguati". 

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