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  • Napoli, Hamsik nella leggenda: raggiunto Maradona VIDEO

    Napoli, Hamsik nella leggenda: raggiunto Maradona VIDEO

    • Marco Giordano
    Un posto nei ricordi lo avrebbe avuto comunque. Diverso, però, avere un posto nella storia. Quello che alla mezz'ora di Torino-Napoli si è preso Marek Hamsik: 115 gol con una sola maglia, quella del Napoli, senza esser attaccante, senza aver mai evitato le critiche, senza mai abbandonare la città che lo ha adottato. Senza, soprattutto essere Diego Armando Maradona. 115 gol li aveva segnati Dios, li aveva segnati chi ha scritto la storia nel vangelo calcistico partenopeo. Ed ora a 115 c'è anche Hamsik, dopo un digiuno lunghissimo (non segnava dalla gara col Cagliari nel suo peggior inizio di stagione da quando veste la maglia del Napoli) e quella che sembrava una maledizione quasi fatale. Poi, la liberazione. Non sapremo mai se la ricerca del raggiungimento di questo traguardo lo stesse realmente limitando, come si vociferava. Sicuramente, potrà trarne grande entusiasmo e far si che per lui cominci una nuova stagione .

    LA STORIA - La prima, in Serie A, iniziò il 26 agosto del 2007. Marek, un giovane tanto talentuoso quanto sconosciuto, si presentò con una traversa, nella sconfitta interna contro il Cagliari. Primi 90 minuti del Napoli tornato in Serie A con De Laurentiis, i tifosi vedono in quella sua prestazione la nota lieta di un brutto pomeriggio. Poi, il 16 settembre, fugato ogni dubbio: spalla di Lavezzi, palla al ragazzo con la cresta, combinazione con Zalayeta, salta uno, salta il secondo, palla all'angolino. Primo gol in Serie A (il primo in assoluto lo segnò in Coppa Italia contro il Cesena). Da lì, Hamsik non si è più fermato. Indimenticabile il gol al Milan nell'ultima al San Paolo del 2008. Quello al 92' con Mazzarri contro il Palermo, dove nacque l'esultanza con cui si aggiustava la cresta: ai rosanero, la decise proprio con quella. L'apoteosi, in quella sera di ottobre del 2009, quando con una doppietta rimontò e sconfisse la Juventus a Torino, cosa che al Napoli non riusciva da 20 anni. E poi primo in Champions League, chirurgico contro il Villareal. Ancora alla Juve, il gol che decide il suo primo trofeo, la Coppa Italia del 2012. Le voci di mercato, l'Inter, il Chelsea, il Milan e poi la stessa Juve. Non se ne fa nulla: lui resta a Napoli e De Laurentiis gli riconsoce quasi simbolicamente un nuovo rinnovo di contratto proprio nelle estati in cui vanno via Cavani ed Higuain. Marek continua a segnare. Le difficoltà con Benitez che pure non gli negano qualche notte magica, come quella di Wolfsburg. La rinascita con Sarri, l'inizio a singhiozzo della sua undicesima stagione, fino alla notte del record. Un riconoscimento meritato per un campione silenzioso ed introverso, esploso nella città forse più vivace al mondo. Opposti che si attraggono magicamente, ma non bisogna neanche dimenticare i diversi periodi difficili attraverso cui il capitano azzurro è dovuto passare, non senza qualche critica. La sensazione diffusa che la sua grandezza, celebrata oggi, verrà compresa davvero fino in fondo soltanto quando in un futuro lontano la generazione Hamsik racconterà ai nipoti di aver vissuto il Napoli dello slovacco, proprio come quella precedente aveva fatto tenendo vivo il ricordo Maradona. Il principe, dopo il re, che per succedergli sul trono avrà bisogno di un ultimo grande traguardo. Magari già (o finalmente), a maggio prossimo. 
     

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