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  • Napoli, non è la vittoria di Milik. Questa squadra andrà lontano

    Napoli, non è la vittoria di Milik. Questa squadra andrà lontano

    • Giancarlo Padovan
    Il Napoli parte forte e andrà lontano. Vincere a Kiev (2-1), all’esordio del cinquantasettenne Maurizio Sarri in Champions League, non era scontato. Avercela fatta al culmine di una partita buona, ma non perfetta, significa che le risorse sono superiori alle necessità. Milik, autore di un’altra doppietta, questa volta solo di testa, che ha rovesciato il risultato, sta facendo dimenticare Higuain. Il polacco non lo è e, forse, non lo diventerà. Il punto è che a questo Napoli basta il gioco, il suo vero e unico padrone.
    Perfino nella serata in cui a centrocampo Jorginho e Hamsik non hanno brillato, perfino in una partita in cui sono stati sbagliati troppi passaggi, perfino in un confronto insufficiente, nel primo tempo, sul piano del pressing e della fase difensiva, il Napoli è riuscito prima a ribaltare una situazione complicata (vantaggio di Garmash, errore della difesa azzurra nel posizionamento per aver lasciato colpire di testa Tsygankov) e poi a mantenere lontana dalla propria area una Dinamo che, con il passare dei minuti, ha smarrito vigore e sicurezza.

    Nella ripresa Mertens ha colpito un palo pieno alla sua maniera e la partita poteva essere chiusa lì. Invece non è finita neppure al 24’ quando la Dinamo è rimasta senza Sydorchuk, espulso per doppia simulazione nel giro di pochi minuti. Se c’è un ulteriore appunto da fare al Napoli è quello di non aver sfruttato la superiorità numerica e di avere subito, se non altro, la pressione del 4-4-1 di Rebrov. Sofferenza più psicologica che tattica, visto che la Dinamo non ha creato pericoli. Tuttavia era lecito aspettarsi una seconda parte della ripresa più autorevole e brillante.  Ma di fronte ad un successo esterno, per di più in rimonta, con un palo colpito e senza altre perdite che non fossero le energie, cosa si può imputare a Sarri? Evidentemente nulla anche perché, nelle gambe, i calciatori italiani avevano tre gare di campionato contro le sette degli avversari.

    E’ stata una partita più fisica che tecnica, con una maggiore aggressività iniziale da parte ucraina. Il gol del vantaggio è stata la logica conseguenza di una serie di cambi di gioco che hanno visto per protagonista Yarmolenko, il migliore dei suoi. Il Napoli spesso ha tardato sia nei rientri, sia nei raddoppi. Senza gli uni (e mi riferisco all’attività di Callejon e di Mertens) non ci possono essere gli altri. 

    Il Napoli ha pareggiato dieci minuti dopo l’1-0 avversario (36’), nel momento più difficile e meno prevedibile. Sullo splendido cross di Ghoulam (bravissimo), Milik è stato lesto a colpire in controtempo, ma sul gol pesa la nefasta cooperazione tra Shovkovsky, il quasi quarantaduenne portiere, e Vida, quello con la coda bionda che ricorda Mexes nella versione meno felice.
    Sia come sia, dall’1-1 in avanti si sono svegliati quasi tutti e il secondo gol, segnato addirittura oltre il minuto di recupero, è scaturito da un cambio di campo di Hamsik, da sinistra, per Callejon. Cross perfetto, testa di Mertens e salvataggio a mezzo metro dalla linea. Poi ancora Milik, con la fronte, per un colpo quasi beffardo.

    Con i tre punti sono arrivate anche le buone notizie da Lisbona. Il Benfica, in vantaggio fino all’89’, è stato raggiunto allo scadere dal Besiktas, determinando una classifica che mette gli azzurri davanti a tutti.
    Certo, è solo l’inizio, ma la prospettiva è quella di migliorare. Intanto la condizione fisica, poi la manovra e il palleggio. Sarri ci ha abituato bene. E adesso che la vittoria è venuta anche da un campo europeo, non vogliamo perdere il piacere della qualità collettiva. Milik ha segnato, ma non ha vinto da solo. Esattamente come accadeva ad Higuain.   

     

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