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  • Palermomania:| Il canto del cigno

    Palermomania:| Il canto del cigno

    Come quelle con Bari e Sampdoria, la gara di domenica contro il Chievo sarà il trionfo di scapoli e ammogliati. Due squadre con le infradito che di sicuro baderanno a non farsi male. I gialloblù di Pioli hanno scollinato l'ultimo giorno di scuola e hanno già avuto le pagelle. Fuor di metafora, non hanno più nulla da chiedere al crepuscolo di questa stagione. I giocatori del Palermo, invece, probabilmente toglieranno la gamba perché una settimana più tardi c'è una di quelle partite in cui ogni calciatore professionista vorrebbe essere presente. Il ruolo più importante, quindi, lo interpreterà il pubblico, che nemmeno accorrerà numeroso (finale ci cova...).

    Una missione, a guardar bene, c'è: tributare il giusto saluto a Rossi. Magari illudendosi di sospingerlo verso la riconferma attraverso l'estasi d’amore. Un bell'antipasto lo si è visto ieri, quando al 'Barbera' sono accorsi 2.500 tifosi per godersi l'amichevole contro il Marsala. La parte del leone l'ha recitata proprio l'allenatore riminese, acclamato già al suo ingresso in campo e simpaticamente 'minacciato' al triplice fischio da un pittoresco sostenitore: 'Delio resta se no mi incaz... (ci siamo capiti)'. Il tecnico più amato di sempre a Palermo dirà addio, ma per il momento si guarda bene dall'annunciarlo. Conferenze stampa obbligatorie a parte - vigilia e post-partita -, Rossi si è trincerato dietro il muro del silenzio. Niente interviste extra per non esacerbare gli animi o incanalare male le energie in vista della finale di Coppa Italia.

    Mentre apparecchia l'esodo verso Roma, Palermo comincia comunque a realizzare l'inconfutabile verità sulla dipartita di un tecnico che ha conquistato tutti con l'arte del proprio lavoro. È arrivato, ha rimesso in sesto quella che era una stamberga o quasi, l'ha fatta diventare una reggia e al suo ritorno dopo l'esonero ha riannodato i fili del suo straordinario operato. Tanti ragazzi sono migliorati, solleticati dalla sapienza calcistica dei suoi occhi e delle sue parole: da Nocerino a Pastore, da Ilicic a Hernandez, c'era una babele di sbarbatelli che adesso si guardano allo specchio e si scoprono grandi. Come il loro mentore, che si prepara a lasciarli, magari con in dote un trofeo solo due volte sfiorato ma mai conquistato. Tantissime cose belle nelle vita durano poco, anche quando si vorrebbe il contrario. La storia di Delio a Palermo è una di quelle.  

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