Cassano, Balotelli, Borini e Di Natale sì, Del Piero e Totti in caso di emergenza. Così ha parlato Prandelli in un'intervista fiume al Corriere della Sera. Il ct dell'Italia ha fornito i suoi exit poll - giusto per camminare di pari passo con le cronache politiche - in materia di attaccanti azzurrabili, ma clamorosamente manca il nome del secondo italiano della classifica marcatori. Miccoli è a quota 16, anche in virtù di due splendide triplette: memorabile quella sul campo innevato dell'Inter, spettacolosa quella di domenica scorsa contro il Chievo in pseudo-vacanza. Senza contare che in quanto ad assist il Romario del Salento è secondo solo a Pirlo (13 contro 12).

A rischio di trascendere nella retorica, si dice sempre che un selezionatore deve dare fondo alla meritocrazia. Dragando tanti fattori, dall'età all'esperienza internazionale, ci sembra comunque superficiale ignorare il capitano del Palermo, che è riuscito a brillare nonostante la stagione buia della sua squadra. E fatichiamo a immaginare dei numeri migliori per il Pibe di Nardò, senza il quale - gol e assist lo testimoniano - il Palermo sarebbe già praticamente in serie B. Miccoli di fatto non è fortunato: nonostante il grande talento e la continuità con cui ha sempre imbellettato la Sicilia, con l'Italia non è mai stato amore. Al massimo qualche breve infatuazione.

Al di là della partigianeria, siamo convinti che Miccoli potrebbe diventare una panacea per la frequente sterilità offensiva azzurra. Si accontenterebbe di partire dalla panchina per dare il suo contributo alla bisogna. E poi è uno che cementa lo spogliatoio. A Palermo, negli ultimi mesi, è stato fondamentale anche in questo. Purtroppo, però, le cose stanno diversamente: il mondo, come il calcio, è bello perché è vario, e Prandelli la pensa alla sua maniera. Inutile illudersi: Fabrizinho non andrà gli Europei, vedendosi passare davanti l'ultimo treno azzurro della carriera. Nella vita, del resto, non si può avere tutto. A Palermo Miccoli ha già avuto la sua Nazionale.