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  • Parnasi crolla all'interrogatorio: 'Ho pagato tutti', muro Roma sullo stadio

    Parnasi crolla all'interrogatorio: 'Ho pagato tutti', muro Roma sullo stadio

    Dammi tre parole: "Ho pagato tutti". Luca Parnasi crolla durante le 11 ore d'interrogatorio davanti ai magistrati nel carcere di Rebibbia e dà una svolta all'inchiesta 'Rinascimento', già ribattezzata 'Stadio Capitale'. Il costruttore canta e racconta di essere stato munifico con tutti, partiti e movimenti, di maggioranza e opposizione. Descrive finanziamenti ammessi dalla legge e altri contributi su cui, invece, dovranno essere fatti approfondimenti investigativi. Soltanto equivoci? Illeciti? Vedremo. Ammette di averlo fatto per accreditare se stesso e i suoi progetti, confidando in questo modo di ottenere facilitazioni e/o accelerazioni di natura burocratica. Non risparmia particolari, Parnasi, vuole uscire dal carcere e, probabilmente, evitare che la Procura impedisca all'Eurnova, la capofila del suo gruppo da cui si è dovuto dimettere (la prossima settimana saranno nominati i nuovi vertici), di cedere al miglior offerente il terreno di Tor di Valle con tutte le autorizzazioni per lo stadio. Operazione cui si è ripreso a lavorare da qualche giorno, con i buoni uffici della Roma e del presidente statunitense James Pallotta. Passaggio indispensabile a riavviare la macchina burocratica del dossier. 

    ATTI LEGITTIMI - Non sono le elargizioni di Parnasi in sé, infatti, a complicare ulteriormente il cammino che il progetto-stadio stava per completare. In questo senso, anche ieri, dopo l'interrogatorio fiume del costruttore, i titolari dell'inchiesta hanno voluto rassicurare la dirigenza della Roma, sul fatto che nessun atto amministrativo fosse stato direttamente coinvolto dai tentativi corruttivi di Parnasi, almeno nelle sue ricostruzioni. Ed effettivamente non ce n'è evidenza nelle carte. Resta salda, insomma la convinzione della Procura di Roma che nessun atto del dossier Tor di Valle sia da considerarsi illegittimo. Sotto questo aspetto, sembrerebbe perfino che presto gli inquirenti potrebbero archiviare la posizione del Sovrintendente Prosperetti, minimizzando in questo modo la vicenda del vincolo architettonico, che aveva effettivamente destato più di qualche perplessità e allungato un'ombra sul progetto. Motivo in più, dicono da Trigoria, per spingere sull'acceleratore ed aumentare il pressing sull'amministrazione Raggi perché completi l'iter, chiuda il pacchetto e lo mandi alla Regione per l’ultimo visto. 

    PROBLEMA POLITICO - Sempre secondo la Gazzetta dello Sport, il vero intoppo per lo stadio della Roma può sorgere qui. Parnasi potrebbe aver fatto nomi, chiamato in causa responsabilità di alcuni membri di spicco dell'amministrazione Raggi. Non il solo Lanzalone, per intenderci. Sedotti dalle offerte del costruttore, anche, anzi forse soprattutto al di là di come e quanto avrebbero potuto aiutarlo a portare in porto il nuovo stadio. Se i nomi messi sul tavolo fossero effettivamente di un certo peso, se la macchia d'olio si allargasse sulla Giunta o il Consiglio, ipotesi che circola in queste ore, indipendentemente dal destino di questa amministrazione diventerebbe difficile immaginare i consiglieri votare a cuor leggero la variante al piano regolatore e la convenzione urbanistica, gli atti che mancano al progetto. Col rischio, a quel punto, che lo stadio, immune da atti corruttivi, diventi vittima delle responsabilità politiche dei soggetti coinvolti nell'inchiesta. 
     

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