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  • Per le condanne di Calciopoli siamo fuori tempo massimo, la chiavetta di Moggi può danneggiare questa Juve

    Per le condanne di Calciopoli siamo fuori tempo massimo, la chiavetta di Moggi può danneggiare questa Juve

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Si può riscrivere la storia, non cambiarne gli effetti. Calciopoli è stato il più grande scandalo del calcio italiano a livello di club e di elementi coinvolti (dagli arbitri ai dirigenti, esclusi i calciatori), ma chi ha scampato il giudizio non potrà essere condannato con diciassette anni di ritardo.

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    Le intercettazioni dell’ormai famosa chiavetta di Luciano Moggi, il cui contenuto è stato svelato da Calciomercato.com in anticipo di due giorni rispetto alla trasmissione Report, in onda questa sera, hanno ribadito, una volta di più, che la pratica delle telefonate ad arbitri e designatori era diffusa, tanto da rappresentare un vero e proprio sistema. I dirigenti della Juventus, dunque, non erano i soli a chiamare e ad essere chiamati, c’entravano anche quelli dell’Inter (prescritta) e del Milan (condannato senza afflizione), ma anche questo si sapeva.

    Di nuovo, Moggi, attraverso le registrazioni, ci fa capire che vennero trascurate le prove gravi a carico di altri club ed enfatizzate quelle riguardanti la Juve. In particolare che il ruolo di Meani era a diretto riporto di Galliani, allora plenipotenziario del Milan e presidente di Lega.

    Ma ci sono due domande che dobbiamo farci. La prima: perché tutto questo emerge con tanto ritardo? La seconda: non è dannoso, per la Juve, fra poco chiamata al giudizio della magistratura sportiva per reati amministrativi, accostare questo battage alle sentenze in arrivo?

    Si dirà che Moggi non è più, e da anni, un dirigente bianconero. E che anche Andrea Agnelli, al quale Moggi regalò pubblicamente la chiavetta alcuni mesi fa, si è dimesso da presidente. Tutto vero, ma il rischio di danneggiare il club, anziché condizionare i giudici, è molto alto.

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