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  • Perotti: 'Roma, è ora di vincere. Ho pensato al ritiro, il Genoa mi ha salvato'

    Perotti: 'Roma, è ora di vincere. Ho pensato al ritiro, il Genoa mi ha salvato'

    Con una vittoria sofferta contro il Chievo, la Roma ha dimostrato di essersi ripresa dopo la sconfitta contro la Juventus. Tre punti arrivati anche grazie al gol di Diego Perotti, che ha parlato a Premium Sport: "Questa differenza di 7 punti è grande però manca ancora tantissimo. Volevamo vincere, almeno pareggiare e non l’abbiamo fatto. Abbiamo però giocato una grande partita contro una squadra fortissima: dobbiamo farlo meglio e avremo tempo per riprenderci. Uno dei punti più importanti dove migliorare sono i punti che abbiamo lasciato per strada, come i pareggi contro Cagliari, che ancora mi brucia, ed Empoli. Oggi sarebbero dei punti importanti, sono quelle partite che si devono vincere. Questa è una cosa fondamentale per lo scudetto. L’Europa League è bellissima, l’ho giocata con il Siviglia e per me è importante. Affronteremo il Villarreal, che è un avversario tosto e non sarà facile, ma per vincere la competizione dovremo affrontare le più forti. Il ritorno lo giocheremo in casa e questo sarà importante".

    QUELL'IDEA DI RITIRO... - "Ho iniziato in Argentina in Serie B nel Deportivo Morón, dopo un anno sono andato nelle giovanili del Siviglia, a 19 anni. Sono stato lì 7 anni, ho passato dei bei momenti e dei momenti negativi per colpa degli infortuni che ho avuto però per me Siviglia è stata un’esperienza molto importante. Ero un ragazzo, ho imparato a vivere da solo e sono diventato uomo in Andalusia. Il Genoa mi ha rilanciato e mi ha aiutato ad arrivare alla Roma. Senza il Genoa non sarei qui e forse non starei neanche più giocando a calcio. La mia carriera era quasi finita per colpa degli infortuni. Non so perché mi capitavano questi problemi, ho sempre fatto una carriera da professionista, non bevo e non fumo e non so cosa mi succedeva. Mi allenavo e mi infortunavo. Ero arrivato al punto che aspettavo solo che un dottore mi dicesse che non avrei potuto più giocare, stavo impazzendo. Invece tutti mi dicevano che stavo bene e quello era molto peggio perché stavo bene ma non riuscivo ad allenarmi. Mi avevano detto di tornare a casa mia in Argentina per stare meglio, ero con la mia famiglia, i miei amici ma anche lì era uguale a Siviglia. Mi allenavo da solo, è stato brutto e se non fosse stato per il Genoa non lo so se starei giocando ancora. Non era un problema di testa, con Gasperini mi sono allenato come mai in vita mia, sia a livello fisico che mentale: se sentivo un dolore non mi fermavo e ho superato questi limiti. Ho rischiato un po’ di più, ho resettato il mio corpo e ho ricominciato. Ho visto tutti i dottori del mondo, ho fatto tutte le visite ma ancora oggi non ho una risposta sul perché sono guarito".

    SOGNO NAZIONALE - "La mia squadra del cuore? Sicuramente il Boca, lo tifo fin da piccolo. Quest’anno ha fatto una buona rimonta, hanno vinto il Super Clasico e altre sfide dure e adesso è primo. Non so se rimarrà Tevez ma se dovesse restare sarebbe un fattore molto importante per vincere il campionato. Riquelme è sempre stato il mio idolo e uno dei motivi per cui sono tornato in Argentina era la possibilità di giocare con lui anche se ho giocato pochissimo. Molti dicevano che era lento, per me è sempre stato il migliore, ho sempre cercato di imitare il suo modo di giocare ma è impossibile. E’ stato un giocatore a cui mi sono ispirato molto. Il mio sogno sarebbe chiudere questo calvario passato con una convocazione in nazionale. Se dovesse arrivare sarebbe la chiusura del cerchio di tutto quello che ho passato. E’ difficile perché l’Argentina dal centrocampo in avanti ha giocatori fortissimi, però penso che se continuo a fare bene in una grande squadra come la Roma, magari il ct guarderà dalla mia parte. Perché l'Argentina non vince da tempo? Perché poi in campo non conta solo il nome. Nelle  due finali perse contro il Cile era superiore, invece nella finale del Mondiale con la Germania era alla pari. Però il calcio è così, se non sei al 100% puoi perdere. Messi che voleva lasciare la Nazionale? Bisognerebbe essere nella sua testa per provare la pressione che provava in quel momento. C’è molta pressione su Messi e sugli altri giocatori, vengono sempre criticati ma sono frasi ingiuste perché  nel calcio è così, si vince o si perde. Prima si diceva che l’Argentina non arrivava mai in finale, adesso che ci arriva si critica perché perde. Poi non ha perso con una squadretta, ha perso con la Germania che è fortissima e poi col Cile ai rigori".

    OBIETTIVO VITTORIA - "Spalletti dice che non mi piace giocare a destra? Un po’ di ragione ce l’ha. Non è che non mi piace ma sento che non posso dare lo stesso che do quando parto da sinistra. Ho meno possibilità di fare la giocata, a destra mi perdo un po’ e anche per aiutare la squadra faccio più fatica, a sinistra i movimenti sono più spontanei. Ma io voglio giocare e se devo farlo a destra lo faccio senza problemi, però se mi chiedi dove preferisco farlo ti dico sinistra. Un desiderio per il 2017? Soprattutto quello di avere la salute come adesso, di passare una stagione senza infortuni per me e per i miei compagni. Poi sicuramente vincere qualcosa con la Roma perché penso che vincere qua sia indimenticabile. Io sono argentino  e sono abituato alla passione della gente ma dopo il derby vedere tutti quei tifosi contenti è stato bellissimo. Vincere qui sarebbe un’esperienza unica per la mia vita. Voglio vincere qui perché in carriera ho vinto solo una Coppa del Re con il Siviglia e poi perché questi tifosi e questa città se lo meritano. Abbiamo una buona squadra e penso che possiamo farcela. Non è più tempo di parlare, dobbiamo dimostrare il nostro valore in campo".

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