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  • Pinamonti: 'Non penso al futuro, l'alto ingaggio non pesa. Speravo di giocare nell'Inter. Conte mi disse di restare, poi...'

    Pinamonti: 'Non penso al futuro, l'alto ingaggio non pesa. Speravo di giocare nell'Inter. Conte mi disse di restare, poi...'

    Intervistato da SportWeek l'attaccante dell'Empoli, ma di proprietà dell'Inter, Andrea Pinamonti, ha raccontato così la sua stagione da record.

    FUTURO? ""Nel calcio è così: appena hai un attimo di gloria, tutti ti acclamano e ti cercano. Allo stesso modo, ci vuole niente per tornare nel dimenticatoio, il tempo di qualche partita che non fai gol. Ormai ci sono abituato e neanche ci faccio più caso. Sto vivendo appieno questo momento di felicità, che dura da inizio stagione, e, credimi, non sto per niente pensando a quello che sarà. Voglio godermi questo periodo proprio perché so che torneranno giorni meno positivi, quando, come dicevo prima, cambieranno di nuovo i giudizi nei miei confronti". 

    INTERISMO - "La mia famiglia è interista? Completamente. Mio papà da giovane andava in curva a San Siro. Fa il bancario, mamma invece si occupa dell’azienda agricola della sua famiglia. Poi ho una sorella più grande che sta in Australia. Avevo otto anni e giocavo in una squadretta di paese, la Bassa Anaunia a Denno, quando Roberto Vincenzi, un osservatore che lavorava coi grandi club, disse ai miei genitori: ‘Posso portarlo a un provino all’Inter o al Milan, oppure alla Juve, all’Atalanta o al Torino’. E aggiunse: ‘Andrea, decidi tu’. Ma io avevo già deciso mentre ancora parlava".

    ATTACCANTE - "Sempre fatto la punta. Nasco attaccante e finirò nello stesso ruolo. Da piccolo ero più alto di quelli della mia età, così giocavo coi grandi. Al contrario di ciò che pensano molti, sono un ragazzo umile. Un’etichetta del genere come quella di predestinato non mi pesa e mi stimola soltanto".

    INGAGGI - "Anche quello dell'ingaggio da 2 milioni con l'Inter è un peso relativo. Se vuoi arrivare in alto, devi sopportare ogni tipo di pressione. Dall’esterno un ingaggio del genere, alla mia età, può sembrare un’esagerazione, ma come tante altre nel calcio. Non mancano critiche e insulti per questo motivo, ma ho imparato a non dargli peso".

    SPERAVO NELL'INTER - "Più che altro ci ho sperato. Quei gol in Primavera mi hanno dato autostima e responsabilità. Ma i giocatori che dalla Primavera sbocciano subito tra i grandi si contano sulle dita di una mano. Io ho dovuto affrontare un normale percorso di crescita. L'anno scorso non ero rassegnato,  tant’è che sono sempre rimasto male quando non entravo, che fosse la prima partita di campionato o l’ultima. Con Conte ho parlato prima del mercato di gennaio, dicendogli che avrei voluto andare a giocare. E lui, sincero, mi fa, più o meno: “Preferisco che resti qua. Non sei la prima scelta, ma ti alleni bene e non crei problemi. E poi, restando, puoi imparare molto di più che andando via”".

    IDOLI - "Ibra l’ho visto quando sono entrato all’Inter. È una miscela di caratteristiche tecniche e atletiche che solo lui possiede in misura così alta. E poi, la mentalità... Icardi è completamente diverso da come viene dipinto per la sua vita fuori dal campo: è un ragazzo bravissimo che ha fatto di tutto per me quando ho iniziato a vivere da solo a Milano. È il mio centravanti ideale: in area si muove come nessuno, trasforma in gol ogni mezza palla che arriva. Lukaku un gigante buono. In A la sua potenza fisica faceva la differenza, in Premier fa più fatica perché ce ne sono tanti altri grossi come lui".

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