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  • Pippo Russo: Eto'o fa arrabbiare Sinisa

    Pippo Russo: Eto'o fa arrabbiare Sinisa

    In questi giorni Sinisa Mihajlovic è parecchio incazzato. Lo è e lo mostra come si fa ogni volta che ci si trovi a dovere accettare situazioni di cui si condivide poco o nulla. E sbaglierebbe chi dicesse che in fondo Sinisa incazzato lo è sempre. Non è vero, bisogna proprio non aver capito nulla del personaggio per sostenerlo. Di norma Sinisa Mihajlovic è ruvido. Lo è di carattere, e tale si mostrava in campo come si mostra adesso in panchina. E spesso “fa” l’incazzato, nel senso che un po’ per inclinazione e un po’ per professione gli tocca stare dentro il personaggio che gli si è disegnato intorno. Da calciatore era un guerriero naturale e dunque l’aggressività era per lui uno strumento di lavoro. E da allenatore gli è riuscito facile sin da subito scegliere il profilo del sergente di ferro, probabilmente il solo che potesse interpretare dovendo comandare un gruppo. Ma sia da calciatore che da allenatore il suo essere incazzato era e è una posa, l’esercizio di un atteggiamento professionale indispensabile per rendersi più agevole il compito. Invece l’incazzatura di questi giorni è naturale, immediata. Appartiene a un uomo che si sente scavalcato e preso in giro, e vede l’ottima opera realizzata da poco più di un anno a questa  parte messo a repentaglio da decisioni dei suoi superiori prese senza minimamente tenere in conto del suo lavoro sul campo. Che poi è il solo che conti, quello che permette a chi dai piani alti fa il guitto e si prende la popolarità di prendersi la popolarità e di fare il guitto.

    I primi segni di nervosismo si erano avuti durante la conferenza stampa antecedente la gara di due domeniche fa giocata a Parma. In quell’occasione a farlo spazientire fu un domanda sull’argentino Joquain Correa. Del ragazzo, arrivato dall’Estudiantes all’apertura del mercato di gennaio, vengono dette tante cose. Che sia un eccezionale talento. E che sia costato parecchio, certo abbastanza da chiedersi come possa un club della taglia della Sampdoria a compiere un così ingente sforzo finanziario su un solo calciatore. Soprattutto, si dice di questo giovanotto argentino che dietro il suo trasferimento a Genova ci sia la manina di un fondo d’investimento, e che concluso questo breve scorcio di campionato in Italia egli si trasferirà in Inghilterra con destinazione Manchester City. E dunque si dice troppe cose di questo ragazzo arrivato a Genova e subito messo da canto per non dare troppo nell’occhio. E sarebbe bello che a Sinisa partisse per cinque minuti la corda pazza, lasciandogli dire ciò che pensa davvero di questa vicenda. E invece nella conferenza stampa della vigilia di Parma-Sampdoria, a precisa domanda di un giornalista su Correa, a Sinisa è toccato abborracciare una mezza verità dicendo che il ragazzo avrà bisogno di tre-quattro mesi per essere in condizioni tali da scendere in campo. Manco fosse reduce da un infortunio grave. E poiché dire tre-quattro mesi equivale a dire fine campionato, ecco che l’ipotesi su un Correa venuto a Genova soltanto per svernare prende credibilità. Ma Sinisa non può dirlo. Gli tocca far finta che sia tutto normale, e che Correa debba rimettersi in forma come se fosse tornato quindici chili sovrappeso da un anno sabbatico. E avverte quel fare finta come un prendere in giro innanzitutto se stesso. Molti altri, più avvezzi alle diplomazie e a una sana dose di paraculaggine, la prenderebbero con filosofia. Lui no. Lui s’incazza ma non può sbottare. Perciò s’incazza al quadrato.

    Il secondo episodio è avvenuto domenica pomeriggio durante Sky Calcio Show. La Sampdoria aveva appena pareggiato contro il Palermo una partita che nel primo tempo aveva meritato di vincere, ma che nella ripresa avrebbe dovuto perdere per sopraggiunta superiorità dell’avversario e per quel gol di Morganella non visto da arbitro e giudice di porta. E già quest’andamento contraddittorio era per Mihajlovic motivo  di tensione. Perché avrebbe voluto spaccare tutto per il modo in cui i suoi non avevano chiuso la partita nel momento in cui avrebbero potuto, ma al tempo stesso non poteva recriminare più di tanto perché l’episodio che segnava la vera ingiustizia della gara era stato patito dagli avversari. E dunque doveva farsi piacere quel pareggio che nell’intervallo avrebbe schifato. E a quel punto, come se non fosse già abbastanza, è arrivato la domanda di Ilaria D’Amico su Eto’o e sulle sue prospettive d’integrazione nel gioco della Sampdoria.

    Ora, qui non si tratta di chiedersi se l’intervento di Ilaria D’Amico sia stato inopportuno – ché gli interventi di Ilaria D’Amico sono SEMPRE inopportuni. Il fatto è che Sinisa ha visto toccare l’argomento sul quale vorrebbe davvero dire tutto ciò che pensa ma, ancora una volta, deve tenerselo per sé. Però se capita che arrivi la domanda con vocina querula, e per di più giunta da studio a interrompere una risposa alla domanda precedente posta dal cronista presente in loco, si può rischiare di perdere le staffe. D’incazzarsi, appunto. E per motivi molto chiari e comprensibili. A cominciare dal fatto che questo balletto di nuovi arrivi dai nomi altisonanti ma dallo stato di forma tutto da decifrare, col clamore mediatico che si sono portati dietro, rischia d’essere destabilizzante per un gruppo che fin qui ha fatto molto più di quanto gli fosse chiesto a inizio stagione. Chi avrebbe mai pronosticato una Sampdoria in corsa per un posto in Champions League? Invece sta succedendo, e soltanto grazie a un gruppo da combattimento forgiato a propria immagine dal suo allenatore, e nel quale a tirare la carretta sono molti calciatori già presenti nella scorsa stagione. A questo gruppo, che nel corso dei mesi ha visto rigenerare e valorizzare parecchi dei suoi uomini, vengono aggiunti adesso altri calciatori che giungono portandosi dietro innanzitutto il rumore mediatico e la presunzione di dover far compiere il salto di qualità. Sinisa non capisce e non lo nasconde. Sente dire addirittura che a Samuel Eto’o viene proposto un ruolo da dirigente da occupare dopo la conclusione del contratto da calciatore. Bizzarra soluzione, se mai dovesse avverarsi. Perché è vero che il calcio diventa sempre più una cosa diversa rispetto a ciò che è sempre stato. Ma almeno su un eemento aveva mantenuto un punto fermo: che affinché un calciatore diventasse un dirigente di club dovesse trascorrere anni dentro quel club e dimostrare un’adesione non casuale ai colori. Invece oggi arriva la superstar e si vede proporre un posto da dirigente per il post-carriera quando ancora la sua carriera da campo con quel club non è nemmeno iniziata. E immaginate come possa prenderla un Angelo Palombo, che fascia di capitano al braccio quella domenica di maggio 2011 si recò sotto la curva in lacrime a chiedere scusa per la retrocessione appena maturata. Come avrà preso Angelo Palombo la notizia che Samuel Eto’o potrebbe essere un futuro dirigente della Samp?

    Tenuto conto di ciò, capirete come mai Sinisa in questi giorni sia incazzato. Da allenatore ha fatto le migliori cose intervenendo in corsa e aggiustando situazioni che parevano disperate, a Catania come a Genova. Ma stavolta gli era riuscito di far funzionare una squadra plasmandola dall’inizio, con una progettualità di lavoro ben precisa. Ebbene, poiché in questa circostanza non c’erano situazioni da aggiustare, stanno pensando bene di rompergli quella che funziona a meraviglia. Tanto poi lui è bravissimo a aggiustare, e pazienza se vengono mandati all’aria i delicati meccanismi di una macchina costruita in un anno e passa di lavoro. Questo sta succedendo a Sinisa. E voi al suo posto non sarete un po’ incazzati?

    Pippo Russo 
    @pippoevai

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