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  • Pippo Russo: l'avvocato di Bosman va all'attacco totale di Fifa e Uefa

    Pippo Russo: l'avvocato di Bosman va all'attacco totale di Fifa e Uefa

    Dupont scatenato. L’avvocato Jean-Louis, passato alla storia per avere patrocinato la causa di Jean-Marc Bosman nella controversia legale che nel 1995 rivoluzionò lo sport professionistico europeo, vive una fase di particolare attivismo su due fronti caldi per le regole economiche del calcio globale: il Fair Play Finanziario e la messa al bando di fondi e TPO. Due fronti sui quali l’avvocato è schierato contro Uefa e Fifa, e che nella giornata di ieri l’hanno visto mettere a segno un punto a proprio favore e lanciare alcuni messaggi piuttosto pesanti dal punto di vista politico.

    Per quanto riguarda il punto messo a segno, esso riguarda la sospensione del Fair Play Finanziario decretata ieri dal Tribunale di Prima Istanza di Bruxelles. Accogliendo un ricorso presentato dall’agente di calciatori belga Daniel Striani e da associazioni di tifosi del Manchester City e del Paris-Saint Germain, il foro belga ha invalidato (LEGGI QUI) un segmento specifico del complesso regolamento sul FPF: quello che abbassa, in coincidenza col passaggio dal primo (2012-2015) al secondo periodo di applicazione del meccanismo di controllo finanziario (2015-18), da 45 a 30 milioni di euro il tetto di deficit consentito ai club per accedere alle competizioni europee. Il Tribunale di Prima Istanza ha dunque bloccato un automatismo, e dal canto suo l’Uefa ha immediatamente annunciato ricorso presso la Corte d’Appello di Bruxelles (LEGGI QUI) per far sospendere gli effetti della sentenza emessa dal tribunale di primo grado. Ma rimane lo smacco, e genera la sensazione che la complessa architettura del FPF vada quantomeno ritoccata. Perché, al di là della validità o meno delle regole, Platini e i suoi più stretti collaboratori non sono più certi di godere dell’appoggio delle istituzioni europee. Che fino a soltanto un anno fa è stato testimoniato esplicitamente e a più riprese. Dapprima a marzo 2012, con la dichiarazione congiunta (LEGGI QUI) firmata da Michel Platini e dall’allora commissario europeo alla Concorrenza nonché vicepresidente della Commissione, Joaquin Almunia (LEGGI QUI), che addirittura intese ribadire il sostegno al FPF indirizzando al presidente Uefa una lettera personale (LEGGI QUI); e ancora a marzo del 2014, quando lo stesso Almunia testimoniò per la seconda volta il proprio appoggio (LEGGI QUI).

    Giusto due mesi dopo, maggio 2014, la Commissione Europea aveva rigettato il ricorso contro il FPF presentato da Daniel Striani, attraverso gli avvocati Dupont e Hissel, presso la Direzione Generale per la Concorrenza e la Competizione, invitando il ricorrente a rivolgersi a un foro belga (LEGGI QUI). Ciò che suscitò perplesse considerazioni da parte degli avvocati Dupont e Hissel (LEGGI QUI). Probabile che all’Uefa ritenessero quel rinvio a un foro nazionale come un definitivo scongiuramento del rischio. E invece la sentenza emessa ieri è un brusco richiamo alla realtà. Soprattutto perché adesso la garanzia di avere una sponda in sede di Commissione Europea non c’è più. Il mandato di Almunia è scaduto, e adesso al suo posto c’è una danese della sinistra radicale, Margrethe Vestager (LEGGI QUI), il cui appoggio alla causa è tutto da verificare. Inoltre, è proprio sul piano dei rapporti tra l’Uefa e le burocrazie europee che l’avvocato Dupont e il suo cliente Striani hanno deciso di sferrare l’attacco. Un attacco politico prima ancora che giuridico.

    Come riferisce un informatissimo articolo (LEGGI QUI) firmato ieri da Nicolas Keszei per il quotidiano belga L’Echo, a gennaio scorso Striani ha accusato Almunia di trovarsi in una posizione di conflitto d’interessi, per via della sua posizione di socio dell’Athletic Bilbao. I motivi del conflitto d’interesse, a giudizio di Striani, sarebbero due: l’Athletic Bilbao si è schierato dalla parte del FPF, e soprattutto la città di Bilbao è una delle 13 selezionate per ospitare il primo Campionato Europeo policentrico, quello del 2020. Ma l’attacco sul fronte dei conflitti d’interesse non si ferma qui. L’articolo di Keszei fa riferimento a un altro contenzioso, avviato in sede di Commissione Europea, che vede impegnato l’avvocato Dupont: quella riguardante la messa al bando di fondi d’investimento e TPO riguardo alla proprietà di calciatori, decretata dalla Circolare 1464 della Fifa emessa il 22 dicembre (LEGGI QUI) e in vigore dallo scorso primo maggio. Il ricorso, presentato separatamente dalle leghe professionistiche portoghese e spagnola (LEGGI QUI) e da Doyen Sports Investments (LEGGI QUI), vede Dupont impegnato nel patrocinio delle due leghe iberiche. E su questo versante, come riferisce Keszei, si profila un altro caso di non imparzialità. Il funzionario che presso la Direzione Generale alla Concorrenza si sta occupando della vicenda, e di cui non viene diffuso il nome, sarebbe un convinto avversario delle TPO. O almeno così sostengono i ricorrenti. Da cosa si arguisce questa posizione anti-TPO dell’eurocrate? Stando all’articolo, dal fatto che egli abbia partecipato a un  Master in "European Sport Governance", patrocinato fra gli altri dall’Uefa. Argomento parecchio debole, così come non paiono particolarmente robusti quelli utilizzati contro Almunia. Ma rimane l’impressione di fondo: la lotta contro i tentativi di Uefa e Fifa di regolare il mercato cominciano a essere combattuti non soltanto attraverso l’uso dei codici, ma anche attraverso l’uso del cosiddetto "metodo reputazionale": posizioni pubblicamente espresse, opinioni, curricula. Un cambio di registro preoccupante. Dobbiamo aspettarci i dossier e le ironie sui calzini color turchese?

    Pippo Russo
    @pippoevai

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